I filtri di Instagram stanno cambiando la tua faccia e quella del pianeta
"Che marca di cucina sei?"
Ciao,
Io sono Vincenzo e questa è zio, la newsletter che pretende di raccontarti le manie di chi forse è più giovane di te, ma poi da che pulpito dico io, che mitomane.
Dopo l’“edizione speciale” di settimana scorsa — una gigantesca truffa ai tuoi danni — da oggi si torna alla solita vecchia programmazione.
Quindi partiamo subito che sennò facciamo Natale: parliamo dei filtri di Instagram. I filtri AR. Quelli che ti si attaccano in faccia nelle Stories.
Cos'è questa moda dei filtri di Instagram?
“It’s eerie, intriguing, and makes everyone look good”.
Ashley Carman, The Verge
In questo momento starai sicuramente pensando che mi piace vincere facile. E io ti sorprenderò rispondendo che sì, generalmente mi piace vincere facile. Esattamente come a te.
Comunque: al di là dei nostri sospetti reciproci, se c'è una cosa che in queste settimane è girata ovunque tipo coronavirus 2019-nCoV sono proprio i filtri di Instagram.
Ti basta scorrere un paio di Stories per beccarne uno (di filtro): li abbiamo visti tutti, li abbiamo provati tutti. Sicuro l'hai provati pure tu. Ecco il modulo per l'autodenuncia:
NOME _________________________________
COGNOME ____________________________
DATA DI NASCITA _____________________
Poniamo comunque il caso che tu non abbia idea di cosa siano: ecco una breve spiega.
I filtri AR di Instagram sono delle specie di “maschere virtuali” che puoi applicare sul tuo volto quando ti fai un selfie o un videoselfie (si può dire?).
Possono farti diventare un leone, o deformarti, o piazzarti in faccia delle scritte: funziona che ti guardi nello schermo, ti vedi col filtro addosso, e se ti va registri il video con la tua nuova faccia.
Un ragazzo si diverte a giocare al filtro “Che cucina sei?” (immagine dell’autore)
Dopodiché potrai pubblicarlo, e in alto a sinistra apparirà il nome di quel filtro: chiunque finirà sulla tua storia potrà vederlo, e cliccandoci (cliccandoci?) sopra potrà provare la tua stessa maschera, le tue stesse sensazioni — la parte delle sensazioni non è vera.
E dunque, ecco una serie di filtri Instagram molto usati di recente:
Filtri deformanti — che ti fanno venire il nasone, o gli occhioni, cose così;
Filtri che ti fanno sembrare convenzionalmente “più bello/a”;
Filtri che cambiano i connotati a cose o persone o quadri sostituendoli col tuo volto;
Filtri che fanno partire sulla tua testa, in stile roulette, un veloce giro di risposte potenziali a domande come “che rapper sei?”, “Che forza dell'ordine sei?”, “Di che quartiere di Roma sei?”;
Altri filtri che sicuramente dimentico.
Bene. Adesso che sai cosa sono posso invitarti a fare un giro.
Perché dovrebbero interessarmi?
Prima cosa da dire: era una cosa che viveva molto su Snapchat — e infatti vi ricorderete il filtro che ti faceva diventare un cane con orecchie e lingua penzoloni. Poi qualche anno fa Instagram è praticamente diventato Snapchat, e quindi sono arrivati anche lì.
Secondo, nel periodo di Natale su Google la chiave di ricerca “Instagram filters” è letteralmente schizzata alle stelle in pochi giorni: se non ci credi clicca qui, oppure guarda questa griglia qui sotto in cui comparo la keyword a quella di “Matty il Biondo”.
:(
Una delle ragioni principali di questa crescita sconclusionata sta certamente nel fatto che è una cazzo di moda passeggera, e che non c'è niente che possiamo farci. Un’altra — però — è che pare che ‘sti filtri siano una fonte inimmaginabile di follower, e che quindi ocio che ti sale il clout.
Prendiamo un esempio. Uno di quelli più in voga nelle ultime settimane è stato quello — come dicevamo — del genere “card sulla testa”: schiacci rec, fai partire la girandola di opzioni, finché non si ferma su una. Fai una faccia buffa, la condividi e bella lì.
Tipo questo, “2020 predictions”: pare che progettare un filtro del genere sia iper semplice, che basti scaricare ‘sto tool messo a disposizione da Facebook (Spark AR), e passarci solo qualche oretta guardando tutorial.
La storia l’ha raccontata su YouTube proprio il creatore del filtro “2020”, Filippo Soncini: dopo averlo lanciato a tempo perso e aver guadagnato qualche centinaio di follower, è andato a letto tranquillo beandosi del suo nuovo millino di fan sul profilo.
Tre giorni dopo si è ritrovato a 100mila follower e ripreso da Jimmy Fallon.
La cosa divertente è che aveva perso giorni interi a creare filtri che invece non si era mai filato nessuno.
“Ne ho creato uno più complicato, ispirato a Stranger Things, che consiste in un gioco interattivo in cui devi cercare di afferrare gli Eggo, i waffle che mangiano nella serie. Per quello c’è voluto un po’ di lavoro, ci ho messo due settimane. Per realizzare il filtro 2020, due ore", ha spiegato a VICE. Quanto è metaforico? Tanto.
Ma torniano a noi.
Fare il creatore di filtri, ha spiegato su InputMag il ricercatore Tim Highfiled, è infatti “una strategia molto usata per guadagnare follower. Questo perché comunque, per andare a trovare altri filtri, capita spesso di finire sulle pagine profilo di utenti a caso che poi magari segui”.
C’era questo Arno Partissimo, per esempio, che in una settimana è passato da 6mila a 580mila follower grazie al suo filtro “Che personaggio Disney sei?”.
Sigh
“Sviluppare un filtro che funziona aiuta i creator a saltare la fila verso il successo su Instagram: ti permette di guadagnare audience senza sprecare tempo a costruire una tua strategia social personale, o a postare roba engaging”, ha aggiunto questo ricercatore, che continuo a citare per il gusto di darmi ragione.
Detto ciò, a questo punto abbiamo capito quale sia uno dei due motivi del successo di questi filtri: che ce ne sono sempre di più perché sono relativamente facili da fare e c'è solo da guadagnarci, e che quindi più varia l'offerta, più la tua home di Insta s’intasa.
Il secondo motivo è la vanità umana.
Cosa stai cercando di dire?
Finora abbiamo visto così tanti numeri e incollato così tanti paroloni che magari in questo momento ti starai domandando: ma questo è Vincenzo o Marco Montemagno? La risposta è Vincenzo.
E infatti tutto ‘sto parlare non avrebbe avuto senso se non esistessero, anche in questo caso, delle IMPLICAZIONI SOCIALI degne di un piccolo approfondimento. Vediamo subito.
Uno dei filtri che più di tutti ha fatto esplodere questa mania, negli scorsi mesi, è stato questo qua: si chiamava “The Beauty3000 filter” e ti applicava in faccia una specie di maschera trasparente effetto glossy capace di “migliorare” forma e lineamenti del tuo visto.
“È misterioso, affascinante, e fa sembrare tutti belli”, lo descriveva Ashley Carman su The Verge. All’epoca, l’autrice — l’artista francese Johanna Jaskowska — era una delle poche fortunate a poter accedere alla beta del software che ti permette di creare i filtri.
Questo per dire che ce n’erano pochissimi, e che quindi — dato il successo — alla fine si sono imposti quelli di questo genere.
In poco tempo i filtri “chirurgia plastica” hanno cominciato a moltiplicarsi: distensori della faccia, rimpolpatori di zigomi, piallatori di viso creati da profili di brand di moda.
Li avete viti di sicuro: a un certo punto la situazione è andata talmente fuori controllo che Instagram stesso a fine ottobre ha dovuto bannarli quasi tutti perché “we want our filters to be a positive experience for people”, hanno detto da Facebook — che è proprietaria di Instagram, per capirci.
Due ragazzi si godono due filtri-chirurgia estetica (immagine dell’autore)
Intervistata da Sarah Manavis sul NewStatesman, la ricercatrice e psicologa Melissa Atkinson ha spiegato che a influenzare il successo di questi cosi — almeno in parte — può esser sicuramente stato il modo in cui generalmente funzionano i processi attraverso cui internalizziamo gli standard estetici dominanti di una società — e come questi alla fine diventino i metri di paragone su cui parametriamo la bellezza dei nostri copri.
“Soprattutto nella civiltà occidentale, i canoni di bellezza promossi sono ideali spesso quasi inarrivabili, per alcuni”, ha continuato la prof. Niente di nuovo, insomma. “Eppure il desiderio di arrivarci vicino è inesauribile: e così aggiustarsi la faccia con un filtro ci dà gratificazione istantanea”.
Tra l'altro, aggiungo un dato: nello stesso pezzo si cita questo Max Malik, dottore in cosmesi, che diceva di sentirsi preoccupato per il numero esagerato di teenager che vogliono farsi labbroni e guance come nei filtri.
Con questo voglio dire che Instagram ti invoglia a devastarti i connotati con la chirurgia? No. Però sappi che Jia Tolentino, sul New Yorker, a questa cosa gli ha dato un nome: dice che viviamo nella “Age of Instagram Face”, all’interno di un articolo che contiene uno dei miei passaggi preferiti degli ultimi mesi.
Kylie Jenner, who was born in 1997, spoke on her reality-TV show “Life of Kylie” about wanting to get lip fillers after a boy commented on her small lips when she was fifteen.
For those born with assets—natural assets, capital assets, or both—it can seem sensible, even automatic, to think of your body the way that a McKinsey consultant would think about a corporation: identify underperforming sectors and remake them, discard whatever doesn’t increase profits and reorient the business toward whatever does.
Andiamo avanti.
Tu cosa ne sai
Dopo questa sbrodolina distopica, veniamo al capitolo di zio in cui cerco di dare voce ad altri perché sennò che mondo sarebbe un mondo fatto solo di tanti piccoli saccenti me? Un incubo.
Di recente la co-admin della pagina Instagram @club_del_formaggio, Camilla Dalla Bona, ha creato un filtro a tema: formaggi.
È del genere che io continuerò a chiamare roulette: tu registri, poi lui si ferma e ti dice che formaggio sei.
L’altro giorno l’ho vista postare sulle sue Stories il “making of” di questo filtro. Dopo un po’ qualcuno ha cominciato a usarlo, dichiarandosi orgogliosamente fontina o gorgonzola. Mi faceva ridere.
Adesso lei ci è andata sotto per i filtri. L'ho sentita e mi ha detto questo:
Grazie Camilla.
E questo è tutto. Tu che dici? Esagero? Cosa pensi di zio? Di cosa vuoi che parli? Ti serve la mia macchina? Scrivimi rispondendo alla mail, o qui.
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