"Questo è il modo più GenZ possibile di combattere la polizia"
"E incredibilmente ha funzionato."
Ciao,
Io sono Vincenzo e questa è zio, una newsletter che di solito faccio io.
Questa settimana le proteste scaturite dall’omicidio di George Floyd a Minneapolis sono andate avanti, e hanno incontrato la goffa e spaventosa ostilità di Trump. Ce ne sono state centinaia in tutti gli stati USA, oltre che in diversi paesi europei. In questi giorni ce ne saranno anche in Italia.
Ecco quindi che — oltre che per condividere link coi quali sostenere iniziative e manifestazioni — ho pensato a un episodio SPECIALE di zio. Per parlare della situazione, ok, ma da una delle tante prospettive della GenZ.
Altro motivo per cui questa puntata è speciale: perché l'ho scritta insieme ad Alice Rossi, Editor in Chief di VICE Italia e consulente occasionale di questa newsletter. Ti dico subito che tra pochi secondi parleremo di k-pop.
Cosa cazz??
Tentazione numero uno di questi mesi: pensare che il 2020 sia un anno “particolare” — in senso ovviamente negativo.
In realtà sappiamo bene che ciò a cui stiamo assistendo è maturato anche in decenni di razzismo, abusi di polizia e discriminazioni istituzionalizzate.
Ma per molti, questa enorme mobilitazione dipende anche dalle circostanze particolarissime di quest’anno. Pandemia, disoccupazione, incertezza generalizzata, ci siamo capiti.
La cosa mi ha fatto pensare a un articolo di Gita Jackson uscito in settimana, "We're All Living in The Cool Zone Now".
Spiega di Cool Zone: è un modo di definire un periodo storico fighissimo da leggere, ma orribile da vivere. Esattamente così:
Tra l'altro: quanti meme di questo tipo state vedendo in giro? Alieni che attendono nervosamente la seconda stagione de "La Terra", il 2020 che è solo arrivato a metà, ecc. Io un botto.
La Cool Zone, comunque. Pensare di viverla adesso, scrive l'autrice dell'articolo, "mi sembra l’unico modo per dare un senso a questo momento." Continua:
"La rassegnazione è una costante della mia esistenza in America. Per anni e anni, mi sono rassegnata all’idea di essere trattata in modo diverso dalla polizia, rispetto ai miei pari bianchi. Sono sempre stata alle regole razziste di questa società, consapevole che fare tutto per bene non avrebbe necessariamente risparmiato a me o ai miei futuri figli una morte per mano della polizia. Nella Cool Zone, invece, non ci sono certezze.
La Cool Zone, potremmo dire, è un momento nella storia dell’umanità in cui tutto sembra possibile. Nelle Cool Zone di ieri sono stati rovesciati imperi. Nelle Cool Zone capita che i re vengano decapitati. Nella Cool Zone, i gruppi marginalizzati trovano voce, e il fascismo può essere respinto."
Questo ragionamento mi ha fatto riflettere per due motivi. Il primo è che mi dà una minima di ottimismo, pur restando gravemente, immancabilmente realista.
Il secondo è che cose come quelle che stiamo vivendo — compresa quella che state per leggere — non potrebbero trovare spiegazione se non all'interno di un interminabile capitolo di "Storia della Terra" in un ginnasio alieno.
Cosa c'entrano i fan del k-pop?
Se sei iscritto a zio da un po', sai bene che leggere i tweet della fanbase k-pop — specie quella italiana — sta diventando una delle mie attività preferite.
È stata la k-pop army italiana, per dire, a trasformare Giuseppe Conte in un daddy degno di venerazioni più o meno erotiche, e a renderlo protagonista di decine di fanfiction. Così come la community, a livello globale, si è sempre distinta per un uso peculiare delle piattaforme online.
(Immagine dell’autore)
Esempio: le fancam. Prima definivano le clip con immagini "rubate" di k-pop idol visti a un live, o beccati per strada. Adesso sono una specie di montaggione votivo in cui si uniscono video e foto glitterosi degli artisti in questione, con in sottofondo la loro musica.
Comunque sia, queste fancam circolano principalmente su Twitter e spessissimo finiscono in trending topic. Quando succede, ci sono buone probabilità che facciano parte di un'operazione di shitposting (pubblicare una marea di cose per intasare un canale o replicare al post di qualcuno).
Insomma, è gente organizzata. Ti mandano in tendenze come niente. Dal 28 maggio, però, hanno cominciato a far girare tweet come questi.
In pratica, alcuni fan account hanno iniziato a chiedere alla propria army di non intasare i trending per non oscurare #blacklivesmatter, per dare spazio alle proteste e al movimento, e per onorare la memoria di George Floyd.
Capita spesso che operazioni di massa da parte di settori k-pop vengano indirizzate verso cause specifiche: a volte per spammare un po' di contenuti del proprio idol. Negli ultimi giorni, invece, anche per trollare la polizia americana :)
Esempio: domenica scorsa la polizia di Dallas ha chiesto su Twitter di segnalare alla loro app “video di attività illegali” di manifestanti. Solo che alla chiamata hanno risposto un sacco di account k-pop, inviando — appunto — fancam. Qualche ora dopo la police ha sospeso tutto parlando di generiche "difficoltà tecniche". 👉
Alla polizia di Kirkland non è andata meglio.
Richiesta: usare #calminkirkland per trasmettere informazioni su "public riot e looting".
Risultato: un’invasione di robe del genere, poi esondate e diventate strumento di disturbo anche sugli hashtag di oppositori al movimento Black Lives Matter — come #MAGA ("Make America Great Again") e #BlueLivesMatter (pro-polizia) — sia su Twitter che su Instagram.
Molti account stanno anche creando finti scoop per promuovere petizioni e library digitali contro il razzismo. Tipo che tu credi di cliccare sull’ultimissimo pezzo segreto di un artista k-pop e invece atterri su un libro di Angela Davis sull’abolizione delle prigioni.
Adesso, non voglio dire che questi qui del k-pop siano tutti dei grandi — c'avranno anche i loro stronzi, ci mancherebbe, o magari porteranno avanti istanze con le quali non siamo proprio d'accordo, o finiranno per supportare azioni poco chiare di Anonymous (vediamo più avanti). Mi sembrava comunque un fenomeno interessante.
Se sei d'accordo, cerchiamo di capire come sia stato possibile. Grazie. Prego.
Perché sono i capi della mobilitazione?
Colpo di scena, partiamo subito con un fun fact. A partire da ottobre 2019 in Cile ci sono state delle proteste antigovernative.
A dicembre, il Ministro dell'Interno cileno ha pubblicato un dossier di 112 pagine sulle tendenze social relative a quel periodo, in un’analisi di 60 milioni di commenti che individuava in quelli di origine extra-nazionale una possibile prova di ingerenze straniere.
Si portavano ad esempio commenti russi, venezuelani, argentini. Ma tra i gruppi più attivi negli hashtag legati alle proteste venivano citati anche i giovani, che il dossier definiva anche come "fan del k-pop".
E quindi: da dove nasce questa passione per le azioni di massa? Come si è arrivati da “Oh tell me (oh yeah yeah, ah yeh ah yeh)” a questo esatto tweet? #CoolZone
Vediamo. Nel corso di un seminario del 2019 intitolato "K-pop Beyond BTS” voluto dalla Korean Society for Journalism & Communication Studies, la ricercatrice Areum Jeong ha definito la fandom k-pop:
“Una rete comunitaria altamente organizzata e con specifici obiettivi comuni (…) in cui i fan mobilitano le proprie risorse attraverso tecnologia e digital media e profondono uno sforzo affettivo per raggiungerli.”
E infatti, su Twitter la potenza delle varie army non è indifferente: nel 2019 il #Kpoptwitter ha prodotto un record di 6,1 miliardi di tweet anche grazie al suo approccio transnazionale, che prevede la traduzione e propagazione di hashtag e contenuti nelle lingue delle varie fandom.
Ti metto qui un po' di altri esempi di mobilitazioni varie:
Operazioni di massa per far crescere gli ascolti in streaming dei propri artisti preferiti, o per farli vincere negli award internazionali;
Operazioni di cybervigilanza, come la pubblicazione di informazioni sensibili contro determinate persone (idol avversari, nello specifico);
Operazioni di sostegno a cause e raccolta fondi (tra l'altro, a differenza di altri casi, di norma sono i fan stessi a stimolare gli artisti e non viceversa);
Operazioni come quella per chiedere a Twitter di cambiare policy dopo l’annuncio nel 2019 di voler rimuovere gli account inattivi — cosa che avrebbe portato alla scomparsa del profilo del cantante Kim Jong-hyun, morto suicida, che ancora oggi viene popolato attivamente da migliaia di messaggi di fan.
Qualche tempo fa lo studioso dei media Henry Jenkins ha formulato il concetto di "cultura convergente", un modello in cui "i consumatori mediali hanno un ruolo attivo e fanno sì che il loro potere interagisca in modi imprevedibili con quello dei produttori."
Niente che non sia tranquillamente riassumibile da questo tweet.
Grazie ancora ad Alice per il lavoro di ricerca (mentre chiudevo la newsletter mi ha fatto sapere che i BTS hanno annunciato ai 26 milioni di follower Twitter il loro sostegno al movimento Black Lives Matter, comunque). Tornerà spesso a salutarci, poi a fermarsi a cena con noi, e infine ad attardarsi insieme in veranda a sorseggiare i bianchini.
Noi ci vediamo presto. Come dicevamo all’inizio: dona, se puoi, alle raccolte per il movimento Black Lives Matter e per la lotta al razzismo sistemico e i diritti negati in Italia.
Per quanto riguarda questa newsletter, sai già tutto: qui trovi l'archivio coi vecchi episodi, qui il mio Instagram, qui il mio Twitter e qui il mio LinkedIn — così, per dare un twist formale alla cosa.
Ricordati se puoi di spostare zio dall'inferno della casella "Promozioni" e di aggiungermi ai contatti, così non ci perdiamo di vista.
Ciao stai bene.