Benvenuti nell'incubo distopico di Fortnite
Oggi parliamo di questo videogame: è quello delle sparatorie e dei balletti scemi.
Ciao,
Io sono Vincenzo e questa è zio, la newsletter che ti fa sentire anziano ogni volta che ne ricevi un episodio. Però ti fa anche capire cose sui giovani d’oggi™ che prima magari ignoravi. Anziano, ma sapiente.
È quasi Natale, si riabbracciano amici e parenti, e quindi è arrivato il momento di capire perché il figlio di tua cugina scalcia per casa saltellando su entrambe le gambe. Infila il paracadute, lanciati da questo Vinder Bus orbitante e tieniti pronto ad atterrare sul pianeta Fortnite ;;;;;;;)))))))
Cos'è questo Fortnite
“Josh, my Twitter is flooded with people mourning the loss of Fortnite and blaming Elon Musk and I really have no idea what is happening. What is happening?”
The Guardian, pianeta Terra, 2019
Fortnite è un videogame online. Puoi giocarci da PC, da telefono, da Switch, da consolle, da dove vuoi.
È gratis, e per vincere devi sopravvivere contro altri 99 giocatori in un'isola su cui vieni catapultato con un piccone in mano: praticamente è come partecipare a una riunione del direttivo del MoVimento 5 Stelle nelle vesti di Luigi Di Maio (bonus satira giocato subito, andiamo avanti).
Devi far fuori un po’ di gente, raccogliere strumenti, distruggere cose per raccattare legna e laterizi, edificare strutture e contemporaneamente riuscire a non morire.
Particolarità: i confini di quest’isola lussureggiante e disabitata si restringono ogni tot minuti, quindi devi muoverti continuamente all'interno della cosiddetta "zona sicura" verso il punto che per ultimo verrà inghiottito dall'oblio.
Altra cosa importantissima: puoi customizzare il tuo avatar e fargli fare dei balletti.
Ciao sono Vincenzo e questi sono tutti i balletti di Fortnite.
È strafamoso tra bambini e teenager, e il 62,7% dei suoi utenti avrebbe tra i 18 e i 24 anni — e la ricerca ha escluso gli under 18.
Questo perché — secondo molti — Fortnite ha un tono giocoso, ironico e colorato: non si prende sul serio, non ci sono schizzi di sangue e crudeltà, la morte si risolve in una beffarda danza, ed è tutto esagerato e inverosimile. Sostanzialmente, è un giocone scemone in cui spari.
Un avatar di Fortnite controlla il credito sull'app di un noto gestore di telefonia mobile (immagine dell’autore).
È stato lanciato a metà 2017, nel 2018 ha spaccato, e quest’anno qualcuno ha pensato fosse quello dell’inizio della fine. In realtà poi a ottobre è uscito il secondo capitolo della saga (ne parliamo dopo) e ci sono ritornati tutti sotto.
Solo il trailer su YouTube ha fatto 41 milioni di views. Su Twitch, l’evento conclusivo del primo capitolo ha fatto crashare la piattaforma. Causa: 6 milioni di contatti unici contemporanei.
Jay Peters di The Verge, tra l’altro, ha dovuto ammettere che malgrado nel 2019 siano usciti un sacco di videogiochi fighi, "appena ho due minuti alla fine mi butto sempre su Fortnite". Per dire.
Ma perché? Cosa vuol dire? Che Fortnite dà dipendenza esattamente come la coca? Qualcuno dice di sì. Non io. Io mi limito a scriverti come funziona — ma velocemente, così poi passiamo ai pipponi (se hai letto pippotti sei malizioso).
Come funziona questo Fortnite?
Prima di capire come funziona il gioco, forse è il caso che ci facciamo quattro chiacchiere su come funziona il business.
Innanzitutto, domanda: perché Fortnite è gratis proprio come la vostra newsletter preferita, zio?
Fortnite basa il suo modello sulle microtransazioni, gli acquisti in app. Ci puoi personalizzare cose come accessori, vestiti, sembianze: tutta roba inutile ai fini del gioco, ma che ti dovrebbe rendere più “““fico”””.
Attraverso personalizzazioni e altre fonti che vedremo più avanti, Epic Games — la casa di sviluppo — tira su un bel po’ di grano. Esempi:
A luglio il giro d’affari delle microtransazioni superava il miliardo di dollari;
Pare che nel 2018 abbia fatto 300 milioni di dollari in un mese;
Ci sono giochi che a volte riescono a raggiungere ricavi simili. Problema: non sono gratis.
Ma adesso: come si gioca a Fortnite. Il meccanismo è quello della cosiddetta battle royale, ossia del tutti contro tutti: ne avrai sentito parlare sicuramente, e infatti è uno di quelli più proposti nei videogame online degli ultimi tempi.
Poi certo, ci sono anche le modalità “Creativa” e “Salva il mondo”, ma tanto giocano tutti alla battle, chissene — tra l'altro pare che Fortnite fosse nato come gioco collaborativo e non come guerra totale, ma che alla fine il male abbia prevalso. 👍
Comunque, questa è la prima esperienza standard: finisci sull'isola (in singolo, in coppia, o a squadre), cominci a camminare e a provare i tasti, ti accorgi di avere un piccone e che ci puoi spaccare le cose. Raccogli oggetti, t’imbatti in un'arma, a un certo punto capisci la storia dei confini che si restringono.
Eccolo, se vuoi vedere ma non giocare.
Ti muovi verso il centro, te ne stai nascosto per bene, aspetti che passi il tempo e speri che nessuno ti scopra così da restare l'unico sopravvissuto sull'isola.
A quel punto penserai di aver vinto, e invece NO: devi fare altre cose. Devi comunque uscire allo scoperto, costruire rapidamente delle strutture difensive, o scalette per controllare l'arrivo dei nemici. E loro altrettanto velocemente possono fartele crollare davanti gli occhi proprio come quella similitudine che sto cercando in questo momento e che non mi viene.
Questo è Fortnite, a grande linee (qui trovi una guida pratica).
Ma adesso: se la tua reazione naturale è “e quindi???”, le mie risposte sono due. Uno, “educazione, magari”. Due: “calma, ora ti dico”.
Perché dovrebbe interessarmi?
[Si versa un cognac] Tra le più diverse e oscure cose di cui parliamo e parleremo su zio, Fortnite è certamente la più inaccessibile. La più frustrante. La cesura generazionale.
Non è come TikTok o tha Supreme, che dici “vabè l’ennesimo social che non conosco”, “vabè l’ennesimo rapper sticazzi”. No: perché se hai tra i 25 e i 50 anni hai certamente la presunzione di aver vissuto l'età dell’oro dei videogame, o di aver conosciuto l'intero universo videoludico di base man mano che si evolveva insieme a te.
Hai pensato per una vita che giocare ai videogiochi fosse quella cosa, che Final Fantasy o Zelda o anche World of Warcraft fossero pietre miliari, che le saghe da lì in poi avrebbero potuto soltanto rassomigliarsi tutte, o al massimo diventare dei sequel.
Insomma: hai pensato che il rock, come GTA3, sarebbero stati per sempre la materia ribelle dell'adolescenza, caro il mio Francis Fukuyama dei miei stivaloni. E invece no.
Una mappa dell'isola di Fortnite, sovrapponibile alla pianta di Roma Capitale — con cui condivide la quasi totale assenza di servizi al cittadino (immagine dell’autore).
Invece sei un omino bardato che si lancia su un’isola a ritmo di trap, mentre lì sotto è frenesia, è tutti contro tutti, e vedi nascere e crollare in pochi istanti cattedrali di legno.
Tu nel frattempo atterri. Ti muovi a fatica. Senti degli spari sibilarti dall'orecchio sinistro a quello destro a ogni passo. E a te — che ci sti giocando per la prima volta — viene solo voglia di mordere delle padelle.
Ecco quindi spiegato perché per me Fortnite è rilevante: perché ti fa pensare che sei diventato veramente troppo vecchio per qualcosa. Ma adesso passiamo a una spiegazione più razionale.
Sin dalla sua uscita, Fortnite è stato una specie di fenomeno culturale. Attualmente ha almeno 250 milioni di iscritti, le partite in streaming sono mega seguite, e i balletti del gioco sono stati riprodotti da chiunque — compresa l’esultanza stile"Take the L" durante i mondiali di calcio.
Tra l’altro, per completare il quadro, ti dico due cose in elenco puntato:
La live di Twitch con Drake che gioca a Fortnite ha fatto 600mila contatti unici contemporanei;
Lo streamer Ninja pare guadagni 500k al mese solo giocandoci.
Per farti capire.
Tu cosa ne sai?
Niente: mi piace leggere articoli su questi temi. Di tanto in tanto ci gioco. Perdo sempre.
Comunque, ti avevo promesso avremmo approfondito il discorso “seconda stagione”: è interessante e apre a mille spunti.
Cominciamo da qui:
In questo video un tipo si vede risucchiato da un buco nero. Il gioco va offline per decine di ore, e una porzione rilevante di mondo finisce preda di una specie di crisi isterica.
Si trattava di un evento chiamato "The End": una specie d’interruzione di servizio per aggiornamenti mascherata da fine-del-mondo, che per due giorni ha sostituito Fortnite con questa cosa.
Stando ai dati, in quelle ore almeno sei milioni di utenti avrebbero trascorso parte del loro tempo a guardare dentro il buco nero di un videogame. Poi è tornato tutto online, e si è ricominciato a sparare.
Qualcuno s’è chiesto che senso avesse avuto buttar giù un business così remunerativo, e per un tempo troppo lungo per giustificare un aggiornamento in realtà molto più rapido. La risposta è arrivata qualche giorno fa sotto forma di promo.
Alla fine, questa storia del buco nero è stata una specie di esperimento per testare ed enfatizzare la natura di Fortnite come — tieniti forte — piattaforma di eventi, come luogo notiziabile e spendibile in termini commerciali.
Indovina dov'è stato proiettato il primo spezzone del nuovo Star Wars, per esempio? Esatto, proprio come immagini: sull’isola è atterrata una navicella e ne è sceso J.J. Abrahams, che ha poi lanciato il filmato davanti a una folla di avatar festanti con picconi e fucili a pompa tra le braccia.
Altra cosa divertente: dopo l'aggiornamento, a quanto pare sarebbero stati inseriti nel gioco dei player bot del tutto identici a quelli umani. Questa cosa sta facendo scapocciare i giocatori, e ricordando a noi tutti la trama di circa seicento film distopici sul futuro — ma con Griezmann al posto degli androidi di Blade Runner.
Voglio dire, qual è il confine fra automazione e libero arbitrio, quando entrambi hanno un otto nero al posto della testa e possono cavalcare dei razzi? Chi è davvero l'uomo? E chi la macchina? (La risposta dei giocatori per ora è stata: facciamo gli scemi così ci distinguiamo dalle macchine. Quanto è metaforico?)
E quindi questo: Forntite è un mezzo spaccato sul futuro virtuale. Anche se ce lo immaginavamo un po’ diverso, come questo comizio di Di Pietro su Second Life (è successo davvero).
Cos'altro dovrei sapere?
Qui c'è una testimonianza sulla psicologia dietro Fortnite, spiegata da una psicologa che ci lavorava;
Secondo Polygon da Epic Games le condizioni lavorative — tra pressioni e super straordinari — non sarebbero delle migliori;
Durante la fase "buco nero" circolava una fake news secondo la quale Elon Musk aveva comprato Epic Games per chiudere Fortnite.
E questo è quanto. Adesso ce ne andiamo in vacanza: zio torna a gennaio per motivi top secret (Natale).
Iscrivetevi, condividete con gli amici, e di tanto in tanto fermatevi a pensarmi.