Dai basta fratellì
1727wrldstar sta cercando di sfondare nei tuoi incubi a bordo di una Chevrolet.
Ciao,
Io sono Vincenzo e questa è zio, la newsletter che ti impara i giovani.
Come stai? Io ok. Ho deciso che mascherine, guanti e amuchine mi stanno antipatiche, quindi se mi cerchi mi trovi ancora dove la contemporaneità pandemica non può stanarmi: A CASA.
Regione Lombardia
La settimana scorsa abbiamo parlato di $ki & Wok e dell’ambiente trapperino romano. Oggi dobbiamo tornarci perché è giusto che tu sappia che negli ultimi sette giorni nell’Internet italiano è nato un nuovo Meme di Riferimento®, e che proprio quel circoletto ha cullato la sua gestazione.
Però te ne voglio parlare in modo diverso dal solito, per due motivi.
Il primo è che zio sta finendo spesso nelle caselle “Promozioni” di Gmail degli iscritti, e per evitarlo mi si consiglia di inserire meno link e meno contributi a caso (a proposito: spostami nella casella mail normale e/o aggiungimi ai contatti, sarebbe super).
Il secondo te lo spiego strada facendo.
Cos’è “Ho preso il muro fratellì”?
Ciao, sono sempre io. E appena ho visto questo video — una settimana fa — mi è sembrato fin da subito mega evidente che te ne avrei parlato.
Ho voluto lasciargli sette giorni di maturazione per seguire le sue mille traiettorie digitali. Eccolo.
Spieghìno. In questa clip vediamo 1727wrldstar, una sorta di personaggio social del sottobosco trap romano, riprendersi in live su Instagram mentre evita un semaforo imboccando una strada a 110 chilometri orari a bordo di una Chevrolet Aveo (credo) in zona Corviale (credo) — volevo fingere di essere esperto d’auto e di strade di Roma per dare man forte alla street cred. Scusa.
Il problema è: il tipo guida col telefono in mano, prende una traiettoria a caso e finisce per cioccare contro un muro.
Il video ha cominciato a girare soprattutto a causa di ciò che 1727 dice in live, e che ho deciso di trascrivere per dargli una rilevanza storiografica a beneficio delle generazioni future.
Una piotta e dieci, così: terza marcia. Non ci sono problemi. Non ci sono problemi. Non ci sono problemi. Vi insegno a guidare: quando il semaforo è rosso, si fa così. Si fa così: taac, imbocchi qua, ti rigiri qua, fratellì. Così…
Bada, fratellì. Ho sfondato tutto, fratellì. Ho sfondato tutto, fratellì. Ho sfondato tutto, fratellì. Ho preso il muro, fratellì. Ho preso il muro, fratellì. Ti dico fermati, fratellì.
Ho preso il muro, fratellì. Ti dico fermati, fratellì. Ho preso il muro fratellì. Ho preso il muro. Ho preso il muro, fratellì. HO PRESO IL MURO, FRATELLÌ. Essì dai: ho preso il muro, fratellì. Oggi doveva andare così, fratellì. Oggi doveva andare così.
Regà, se vi siete salvati la diretta siete miliardari, fratellino. FRATELLINO, HO PRESO IL MURO, FRATELLÌ. Ho preso il muro, non ci sono problemi, fratellì. È questo, è così. È 1727, è così.
Qualcuno ha effettivamente salvato la diretta.
Queste frasi l’avrai sentite o lette pure tu, così come sicuro avrai visto il video: è finito nei meme, è diventato un trend su TikTok, esiste un filtro Instagram, e qualcuno — solo poche ore dopo l’uscita del filmato — ne ha persino riprodotto sapientemente le scene su GTA5 in un video su YouTube (fonte: io ammirato dalla velocità d’esecuzione).
Tra l’altro per accorgersi dell’esistenza del fenomeno non era neppure necessario essere uno di quelli che sta sempre sul pezzo coi Trend della Rete: a una certa la storia è pure arrivata sulle paginone bomberiste di Facebook, e da lì è strabordata.
Così 1727 è stato ovviamente ospite della Zanzara, si è conquistato le parole al veleno de Il Brasile — altro peso massimo della scena romana — e la sua storia è finita citata dai media mainstream.
Il meme, a quel punto, non c’entrava più nulla: poco dopo il destino — a bordo di un’utilitaria della Municipale — ha fermato la Volontà di Potenza di 1727, scoprendo (pare) che l’auto fosse stata immatricolata all’estero. Risultato: altri articoli ovunque, ritiro della patente, sequestro del mezzo.
Da allora 1727 trascorre le sue giornate su Instagram chiedendo un contributo economico via Paypal per aiutarlo a riottenere la licenza di guida (non mi chiedere come), e a inveire tipo Pino Scotto contro la gente che entra nelle sue live. Ma adesso:
Chi è 1727wrldstar?
È il nickname di tale Algero, 23 anni. Nel 2012 ha cominciato a fare rap, a un certo punto ha deciso di chiamarsi Esak, e pare abbia collaborato con Sick Luke — il producer della Dark Polo Gang.
Alla fine ha mollato la scena: ha cancellato tutti i video, ha scazzato con un po’ di gente, e ha cominciato a svoltarla come influencer col nome di “1727wrldstar” — prova a cercarlo su Instagram: ci sono decine di profili, probabilmente suoi, che sembra indirizzino quasi tutti a quello principale.
Online si trovano un botto di video in cui fa un po’ di tutto — quel tutto che però sai che prima o poi ti varrà la nomea di meme trash. È come se stesse tentando di fare qualsiasi cosa sia umanamente alla sua portata per poterti convincere a parlare di lui. Praticamente Matteo Renzi, ma senza gruppo parlamentare alla Camera.
1727 verso la gloria (immagine dell’autore)
Ti basta fare una ricerca veloce su YouTube: trovi fermi di polizia, aggressioni, tentativi di sfondare nel porno, tatuaggi a caso sulla faccia, scazzi con la madre, Twitch con Fedez e Homyatol in cui si fa cacciare dopo aver sgravato male, live in cui piange per chiedere scusa al suono di un pianoforte dicendo di aver truffato, rapinato e “fatto tante cose che non dovevo fare, la polizia l’ha sempre saputo.” Non voglio manco metterli in elenco puntato, guarda, lasciami stare.
Arriviamo a un punto, comunque. Probabilmente ti starai chiedendo: scusa carissimo ma perché non mi infili un po’ di link, un po’ di video, un po’ di altre info nel post come fai di solito?
Un motivo te l’ho già dato. L’altro è questo qua sotto.
Adesso faccio un ragionamento
In settimana Open di Enrico Mentana ha pubblicato un pezzo in cui si spiegava perché la testata non avesse riportato una notizia (totalmente innecessaria) su Silvia Romano, inserendo però quella stessa informazione nel titolo dell’articolo. Duuuuuuuuuuh.
La cosa ha generato un bel po’ di critiche: si trattava di una news talmente inutile — l'Ansa stessa, che l’ha diffusa, si è poi scusata — che il solo condividerla sembrava quasi urlare la palese necessità di capitalizzare sull’odio online che si è generato attorno a Romano da quando è atterrata in Italia, e sul suo relativo, potenziale e appetitoso engagement rate.
Anche io penso sia stata una bella idea del cazzo. Ecco quindi che per me — per quanto questa storia di 1727 risplenda di incredibile irrilevanza rispetto alla contemporaneità di un pianeta che ci muore sotto il culo :) — è giusto che tu sappia di cosa stia parlando la gente online da una settimana intera: perché è il motivo per cui ti sei iscritto a zio.
Però, dico io, forse meglio se te lo racconto senza contribuire alla Macchina. Niente link. Zero ammiccamenti. Te ne parlo, ok: ma non voglio portartici in braccio — zio è pur sempre una newsletter, mica la tv.
Poi vabè ci sarebbero altri seicento ragionamenti da fare. C’è chi dice che stiamo cambiando anche nel modo in cui stiamo su Instagram, da un paio di mesi, e magari c’entra qualcosa. Kaitlyn Tiffany, su The Atlantic, cita chi pensa dovremmo avere il diritto di rivedere in queste piattaforme un posto in cui è giusto trovare un po’ di sollievo, una nuova estetica della quotidianità — meno mondana e più noiosa.
Il concetto stesso di “viralità”, che da anni associamo ai contenuti trending, starebbe persino deperendo in modo più o meno naturale — anche perché alla fine dei conti siamo proprio nel bel mezzo di una pandemia, forse non è il caso di usare certi termini, ma pensa te.
Insomma staremmo cambiando sia nel modo in cui usiamo il telefono, sia nel modo in cui lo guardiamo. Per dirne un’altra: il consumo dei contenuti online è notevolmente cresciuto. La gente si è organizzata, la pubblicità è andata a rimorchio, le realtà editoriali hanno tutte prodotto una serie di incredibili interviste a distanza — un po’ per necessità, un po’ per horror vacui, un po’ perché stiamo continuando a scrollare sempre più forte e non ci fermiamo più.
Dalla tab “descrizione” di un video a tema 1727 su YouTube.
Questa cosa mi ha fatto pensare a un pezzo di Dayna Tortorici su N+1 — titolo “My Instagram” — che leggevo l’altro giorno. Descrive bene il mega caos di contenuti che consultiamo a caso ogni giorno attraverso questa immagine: ci diamo così dentro che somigliamo a quella vecchietta che si ritrova a una fermata del bus che le sembra familiare, senza sapere però come ci sia finita.
Nel senso: ogni giorno su Instagram è allo stesso tempo uguale e diverso dagli altri, eppure eccoci lì — o in altri posti simili. Elenco di cose che Tortorici vede ricorrere sulla sua home, per capirci:
Archival photography, astrology meme, travel photography, cooking/baking, fitness/exercise, political meme, celebrity stan, street fashion, makeup/drag, time-lapse photography, architecture/design, tactile or “satisfying,” cross-platform meme (e.g., screenshots from Twitter), female influencer, historical, inspirational, animal rescue, literary, home decor, viral dance, gymnastic/acrobatic, ceramic, houseplant care, illustration, and softcore pornography. […] Why all the houseplants? Because we spend too much time indoors, and they photograph well.
Dimmi che non è così anche il tuo feed, il tuo personale “palinsesto”.
Cerrrrto che è così. Lo sanno tutti, pure Instagram. Continua:
A luglio 2019 ha crashato, e per pochissimo gli utenti ebbero questa inusuale esperienza di scrollare il loro feed e ritrovarsi — al posto delle immagini — dei metadati di image-recognition, con testo blu su quadratone grigio. I testi:
“Potenziale contenuto immagine: 1 persona, sorriso, testo”
“Potenziale contenuto immagine: 1 persona, primo piano”
“Potenziale contenuto immagine: notte, cielo, esterno”
“Potenziale contenuto immagine: una o più persone sedute, scarpe, interno”
Ho immaginato questi robot senzienti che scrollano foto. Ci vedono così, ho pensato: in modalità Terminator.
Finisco il ragionamento. All’interno di questa offerta tanto variegata — sempre nuova, ma fatta di meccanismi così sovrapponibili da rendere dei metadati quasi poetici — ecco che ti arriva un 1727 a caso, e che con una frase in live registrata per noia ti imbrocca un muro — va bene — ma anche un tormentone v i r a l e.
La stessa persona che — in modo legittimo o meno — utilizza tutti gli strumenti che può per comparirti sullo schermo del telefono, per finire da Cruciani, per godersi il suo posticino al sole per il tempo più lungo possibile.
È lo stesso ragionamento che facevamo per gli algoritmi di YouTube: magari siamo proprio noi — scientemente o meno — a contribuire alla nascita di questi palinsesti matti, stimolando chi vuole entrarci a farlo a peso morto con tutte le forze che può. Ma può essere pure che non c’entriamo nulla, che sia colpa del 5G, o che esista un grande disegno — o un Claudio Cecchetto delle sensation della rete. Che ne so io.
Comunque ti chiedo scusa per il ragionamento in freestyle. Penso si sia capito dove voglio andare a parare fratellì. Spero non nella cartella “Promozioni” di Gmail.
E con questo è tutto. Io vado a farmi un giro in cucina.
Se ti va: aggiungimi ai tuoi contatti, scrivimi rispondendo alla mail, rileggiti le vecchie puntate o beccami su Instagram e Twitter.
Volo ciaoo.