Ho trovato quel tuo amico che non ti rispondeva più
Era su Animal Crossing a dimenticarsi di te e della pandemia.
Ciao
Io sono Vincenzo e questa è zio, la newsletter irriverente.
Qui si prosegue. Ormai mi si sono corrotti i sogni. L’altro giorno vincevamo i mondiali e la mia prima preoccupazione era il pericolo contagio per i caroselli. Direi bene.
Ognuno di noi sta cercando il proprio modo per convivere con questa nuova realtà. Il mio vicino fissa il vuoto dal balcone mentre fuma e ascolta la Tammurriata Nera. Io accumulo titoli per la Play coi quali non giocherò mai.
Poi magari qualcun altro preferisce raccogliere le foglie su un’isola virtuale, provocando più dibattiti e risvolti sociopolitici di quanto avrebbe potuto immaginare.
E quindi siediti comodo, che dopo aver hackerato la scuola, imparato a ballare coi becchini del Ghana e altre avventure, oggi ci facciamo un bel giro nel posto in cui milioni di persone stanno cercando di evadere dalla contemporaneità pandemica 👍🏻👍🏻
Cos’è Animal Crossing?
“It is the most boring, long-winded, repetitive, condescending, infantile bullshit we’ve ever seen. Do people find comfort in tedious, bureaucratic, pandering authoritarianism?”
Frank Lantz, Director del Game Center della New York University
Animal Crossing è un gioco per Nintendo Switch. Esiste da un po’ di anni, sempre per piattaforme Nintendo. La sua ultima versione, New Horizons, è uscita il 20 marzo scorso.
Quest’ultima edizione è ambientata su un isolotto da antropizzare. Tu sei un piccolo personaggio carino, e devi andartene in giro a collezionare cose, conoscere posti, e accumulare beni.
Il secondo da destra è quella merda di Tom Nook. (Immagine dell’autore)
Il gioco in brevissimo: dopo aver impostato tutto e personalizzato il tuo avatar, ti ritrovi un Nook Phone in tasca (uno smartphone con varie app utili per il gioco) e una tenda. Esplori, raccogli ramoscelli e pietruzze per creare attrezzi, peschi, tagli, e guadagni soldi (le Stelline) che puoi versare in banca attraverso gli Stellomat.
Di base dovrai estinguere il debito contratto sin all’inizio con Tom Nook — una specie di procione creditore e deus ex machina. Ma in realtà puoi andartene in giro a fare e cambiare quello che vuoi. Altra cosa: il tempo scorre alle velocità del mondo reale.
Il manifesto — hai letto bene — descrive una giornata su Animal Crossing così:
“Con calma pagheremo il nostro debito a Tom Nook e ne faremo altri per costruirci abitazioni più ampie e confortevoli, con i giorni giungeranno nuovi abitanti con cui fare dialoghi surreali e scambiare favori. La vita scorre lenta e placida mentre peschiamo, raccogliamo insetti con un retino, diamo acqua ai fiori che abbiamo piantato fuori dall’uscio”
Che, messa in questo modo, rende la cosa attraente come ascoltare la Tammurriata Nera fissando il vuoto. In realtà ci sono due cose in particolare che ravvivano un po’ la situa:
Numero uno: ogni giorno c’è qualche novità e una serie di bonus che ti spingono a tornare regolarmente — anche solo per collezionare robe nuove o vedere che succede;
Numero due, e cosa più importante da sapere: come praticamente tutti i videogiochi di nuova generazione, puoi giocarci online e incontrare altre persone.
E quindi puoi andare sugli isolotti altrui senza autocertificazioni, fare attività con loro, persino sposarti — come ha fatto questa coppia giapponese bloccata dal corona, che ha svoltato con una sorta di cerimonia nuziale su AC con tanto di invitati.
Se ti interessa, qui trovi una guida ai matrimoni sull’isola. Ma se preferisci, andiamo avanti.
Perché dovrebbe interessarmi?
Un piccolo esempio del perché dovrebbe fregartene qualcosa è quello che abbiamo appena visto. Ossia, c’è gente che nelle sessioni online di Animal Crossing sta facendo di tutto.
Ci hanno spostato alcune manifestazioni di Hong Kong, tanto che il governo centrale avrebbe iniziato a ritirarlo da alcune piattaforme.
Il MET di New York ci ha creato dentro una mostra virtuale. La PETA ha perfino stilato una guida su come giocare ad AC nel modo più vegano possibile. #2020
È un mezzo trend, questa cosa di virtualizzare gli eventi della vita reale: la settimana scorsa abbiamo anche citato il concerto di Travis Scott sull’isolone di Fortnite. C’è stato pure il caso di quei ragazzini che hanno festeggiato la licenza elementare su Minecraft.
Questo è il futuro che ci aspetta, carissimo amico mio. E capire perché si stia cercando di defacciare alcune attività del nostro quotidiano su piattaforme online è abbastanza ovvio.
Tuttavia, pur essendo l’offerta di “cose da fare davanti a uno schermo connesso” così ampia e variegata, Animal Crossing sta diventando sempre di più l’opzione numero uno.
Metto qui un paio di dati, così contestualizziamo:
In Giappone, secondo GamesIndustry, Animal Crossing: New Horizons avrebbe venduto 2,6 milioni di copie nei primi dieci giorni dal lancio;
A marzo ne sarebbero state vendute più di 5 milioni, battendo il record di titolo per console più venduto in un solo mese;
Al momento è il gioco più venduto in gran parte dei paesi del mondo;
Pare che in alcuni posti sia più facile trovare del disinfettante per mani che una Nintendo Switch — seriamente.
Per dire: guarda l’andamento delle azioni Nintendo dopo il lancio di New Horizons:
Chart via Bloomberg.
Che serietà. Sempre su Bloomberg, in un pezzo dal titolo “Nintendo’s Animal Crossing Is the Biggest Hit of the Lockdown”, si possono leggere le dichiarazioni di Kazunori Ito, Research Analyst di Morningstar, secondo cui sarebbe “il gioco perfetto” per questo periodo perché ti permette di “trascorrere tot ore in un mondo caldo e accogliente.”
E infatti, continua, “non ho mai visto così tante persone condividere screenshot di un gioco sui social come adesso.” Verissimo anche per me.
Per completare il quadro delle citazioni dal Giappone, ti incollo qui anche il parere di Mitsunobu Uwatoko, Head of Research di una delle più note riviste dedicate al gaming, Famitsu:
“Nessun altro gioco ha conosciuto un hype simile in termini di vendite, ed è chiaro che sta tirando su un botto di fan a causa del coronavirus”.
Sarà vero? Probabile.
La stessa antifona la trovi pure su The Atlantic, dove per Ian Bogost “in mezzo a questo caos sociale ed economico, con la maggior parte delle persone costrette nelle proprie case” a trascorrere giornate informi, “Animal Crossing rappresenta un’inaspettata forma di consolazione, offrendo abitudini surrogate e un’alternativa strutturata — seppur fittizia — alla vita normale.”
Basta fare una ricerchina sui social per capire che è un po’ vero. In questo pezzo della CNN ho trovato la testimonianza di tale Marian Diaz della Catholic Theological Union, che dice che le piace “camminare sulla spiaggia a raccattare conchiglie” su AC perché le ricorda la sua infanzia e le dà “un assaggio della sua vita post-pandemia.”
Insomma, ci siamo capiti. La nostra più grande aspirazione è vivere la vita di un mostrino con la testa gigantesca che pesca pesci incredibili dentro fiumi fatati. Ci sta.
Cosa stai cercando di dirmi?
Parliamoci chiaro: di Animal Crossing si parla da un pochino. Non è una roba appena uscita. Magari ti ci sei già imbattuto. Magari ci giochi. Magari non lo hai mai sentito nominare. Va bene tutto.
Il motivo per cui te ne parlo adesso — e che mi ha fatto gasicchiare — è che negli ultimi giorni stanno cominciando a circolare analisi sociopolitiche su questo fenomeno e su alcuni suoi meccanismi. Parto dal mio preferito.
Praticamente: su Animal Crossing c’è una specie di sistema economico parallelo. Sul Sole24Ore si parla del gioco come di un mirror di “un mondo idilliaco, colorato e post-capitalista,” dove “il cibo è abbondante, il lavoro è facoltativo e tutti hanno diritto a una casa” — sostanzialmente una tenerissima forma di universal income.
In realtà, però, il tuo risparmio può oscillare a seconda di come te la vivi. E quindi, per esempio: c’è un mercato settimanale delle rape che mutua un po’ i meccanismi della borsa valori e sul quale si può speculare.
O altro esempio: puoi comprare e vendere delle tarantole, e marginare sulla cosa. Oppure: per espandere la tua casa devi passare dalla stipula di un mutuo.
Insomma, i soldi ce li puoi perdere, ma ce li puoi anche guadagnare.
E infatti, versando i risparmi alla banca centrale tramite gli Stellomat, questi potevano crescere a tassi d’interesse fissi dello 0,5% circa. Dico potevano perché da pochissimo le cose sono cambiate, e la gente si è presa un po’ male.
Qualche giorno fa i giocatori di Animal Crossing sono stati avvisati del fatto che il tasso d’interessi della banca del gioco (la Bank of Nook) sarebbe stato ridotto allo 0,05% circa, con pagamenti d’interessi limitati alle 9,999 Stelline — mia testa: partita.
Questo perché, secondo alcuni, in molti avrebbero messo via così tanti risparmi che avrebbero potuto tranquillamente continuare vivere di rendita, di dividendi, senza dover fare nient’altro di proattivo. E siccome al gioco non piace che qualcuno batta la fiacca, è stato reso più difficile godere di una certa tranquillità economica.
Secondo un’altra teoria, pare che questa manovra sia stata resa necessaria per fermare chi stava distruggendo il piccolo sistema capitalistico del gioco, manomettendo il clock della propria Switch per viaggiare veloce nel tempo, e quindi riuscendo far fruttare più rapidamente i propri risparmi speculando sui tassi d’interesse.
Su questo inverosimile tema, qui potete trovare un pezzo serissimo apparso sul Financial Times: include il parere dello Strategist di Société Générale Albert Edwards, che per AC vede addirittura grandi manovre di carattere espansivo all’orizzonte, con l’obiettivo di ridurre il debito e stimolare gli scambi:
“Ora che la Bank of Nook ha tagliato quasi a zero i tassi d’interesse, il prossimo step logico sarà il quantitative easing”.
Mia testa: tornata apposto e riesplosa.
Comunque sia: in giro si trovano diverse analisi su cosa stia cercando di dirci questo gioco, e il modo in cui viene giocato.
In “Animal Crossing Is a Little Heaven in a World Gone to Hell”, Gita Jackson vede nella spinta alla personalizzazione della propria isola una “fantasia colonialista,” un modello di gentrificazione basato sullo sfruttamento delle risorse naturali per ottenere beni di consumo.
Anche la necessità stessa di dover catturare ed esporre insetti e fossili all’interno del gioco richiamerebbe — secondo alcuni — le “radici fortemente colonialiste dell’istituzione museale.”
Per altri, Animal Crossing è semplicemente la forma di terapia di cui abbiamo bisogno in questo momento. Infine, Business of Fashion si chiede se la moda troverà un modo di trarre profitto dalla passione dei giocatori per la personalizzazione e la creazione degli outfit (“Il mio prossimo obiettivo è creare un total look Comme des Garçons,” dice un giocatore-stilista citato su Esquire).
E insomma, questo è. Adesso però cerchiamo di farci un’idea più chiara dando la parola a qualcuno che non sia io.
Tu cosa ne sai?
Se sei un iscritto di lunga data, ti sarai accorto che questa sezione di zio — quella in cui chiedo a chi ne sa più di me — da qualche settimana è un po’ scomparsa.
Stavolta mi sono messo d’impegno e ho chiesto a Elisa Lipari — illustratrice, curatrice della newsletter Masafuera e super passionate di Animal Crossing — di spiegarci perché ci è andata sotto. Mi ha risp questo:
Chiarissimo. Grazie Elisa.
E questo è tutto. Noi ci vediamo presto. Solito recap: qui trovi gli altri episodi di zio, qui su Instagram e Twitter trovi me, qui c’è il mio sito, e rispondendo a questa stessa mail puoi dirmi che non ti va bene niente.
Io vado. Se è il tuo compleanno: auguri.