Sblocchiamo la tua vita con questi numeri magici
E facciamoci un giro tra teorie del complotto, glitch nel sistema e "codici di Grabovoi".
Ciao,
Io sono Vincenzo e questa è zio, la newsletter su alcuni dei fenomeni più o meno rilevanti nelle vite degli zoomer che forse non conoscevi o che stavi cercando di evitare. Ti capisco.
Volevo partire con un weird flex velocissimo, ossia ringraziando tutti gli iscritti perché ora siamo oltre quota seimila e sono molto contento — no, non voglio ancora i tuoi soldi. A n c o r a.
Comunque: preferirei parlare di santoni russi, codici sblocca-universi e teorie cospirazioniste, se sei d’accordo. Arriviamo subito.
Benvenuto nel Glitch Tok
Un paio di settimane fa abbiamo fatto questo parallelismo matto fra alcune delle cose che caratterizzano parte della Gen Z e l’universo-mondo dei boomer, coi loro meme da 150x150 pixel, i buongiornissimi con le rose e i caffèèè.
A un certo punto, per dare ancora più senso a questa gigantesca e forse superflua similitudine, citavo il mega-tema del complottismo: così come tua zia Pina è un po’ scettica sui vaccini ed è convinta che la Terra abbia una forma bizzarra, così (alcuni) giovanissimi sui social network possono tranquillamente avere le loro piccole e grandi cospirazioncine zoomer.
Avevamo anche analizzato il TikTok “dark”, scoprendo che esiste per esempio questa mezza tendenza del “Glitch Tok”, fatta di tiktoker secondo i quali ci troveremmo tutti all’interno di una gigantesca simulazione.
Capiamola un attimo, così poi allarghiamo il discorso, e arriviamo a parlare di dei numeri magici che ti fanno trovare l’amore o prendere nove all’interrogazione d’Italiano. Sì, esatto.
Appena puoi prendi il cell e prova a cercare #simulation, #glitchtok, #parallelreality, #thematrix su TikTok: troverai quasi solo video in cui buffe coincidenze della vita quotidiana vengono spiegate come glitch nel sistema, come “errore nel Matrix”, e non come pura casualità o semplice normalità.
La cosa è nata un annetto fa circa, e si è diffusa evidentemente come memino ironico e come trend di video-editing — in gran parte. Per un’altra parte rilevante di utenti, però, ha cominciato a rappresentare una risposta a qualsiasi cosa che sembra incomprensibile. Fino ad arrivare a spiegare perché le pecore di questo video restino ferme come statue:
O perché a volte gli uccelli sembrino immobili quando volano alti. O perché ci spariscano le posate dal cassetto della cucina — caso che, tra l’altro, ha generato DEDINE DI MIGLIAIA di commenti di persone pronte a giurare che succede sempre anche a loro, che non sanno darsi pace, e che deve esserci sotto qualcosa. Tipo questa storia della smagliatura nella simulazione.
Comunque: la teoria — che in ambito filosofico esiste comunque da un sacco — ha cominciato a diffondersi soprattutto quando è uscita dal meme ed è diventata oggetto stesso di discussione nei video.
Qui per esempio c’è @itsheidiwong, una tiktoker da 1,6 milioni di follower specializzata in illustrazioni, che a fine 2020 ha pubblicato un video dal titolo “Prove che viviamo in una simulazione, parte 1”, spiegando che la realtà è così tanto simulabile (esempio: i videogiochi di ultima generazione), che “è statisticamente più plausibile che viviamo in una delle varie realtà” simulate, piuttosto che nell’unica realtà nella quale pensiamo di esistere realmente.
“There’s so much more...”. A dicembre scorso, la “TikTok Simulation Theory” contava — cumulando i vari hashtag correlati — più di 600 milioni di visualizzazioni. Non ho modo di aggiornare questa cifra, ma tendo a credere che sia ancora un po’ cresciuta.
Complotto check
Che i social e il loro clima temperato siano un terreno ideale per cospirazioni e fake news lo sappiamo da mo (tra l’altro: ti interessa il tema “complotti”? Scappa qui e iscriviti a “COMPLOTTI!” — appunto — di mio cugino Leonardo Bianchi).
Voglio dire, usciamo tutti da almeno un decennio di Facebook: una decina d’anni di polarizzazioni d’opinioni ben poco informate (ti consiglio in questo senso “You (Yes, You!) Are Trapped In An Audience” di Charlie Warzel), di link a siti ormai antologici come Il Corriere del Corsaro, e di convivenza forzata con le teorie paranoiche che il tuo parente X condivide ogni sabato dopo pranzo. Pre-ci-so.
Ecco. Come ha scritto di recente la sociologa Zeynep Tufecki, forse la misinformation è più estesa di quanto si immagini. Colpisce “di là”, ossia quelli che pensiamo ci caschino sempre, quelli politicamente più conservatori, per cultura ed estrazione forse più inclini a credere alle bufale.
Ma colpisce anche “di qua”, tra noi, i buoni che si sentono convertiti e al sicuro — qui una storia carina di gente che vede simboli suprematisti durante una puntata di “Jeopardy!”.
Dicevo: forti delle nostre esperienze Facebook, e sapendo che oggi qualsiasi teoria o pezzetto d’informazione può ottenere una reach potenziale infinita spesso scavallando anche l’Internet (esempio), possiamo forse noi pensare che le piattaforme presidiate dalle nuove generazioni possano non essere esposte alle stronzate? Sec me no.
Tipo, è da gennaio 2020 che su TikTok circolano bufalone a tema Covid, create o condivise da teenager a volte anche solo per il clout — ossia per accodarsi al tema del momento, per farsi notare.
Ti presento la teoria del sangue magenta del “paziente zero”.
Allo stesso modo, parte del pubblico più giovane di questi social ha già avuto occasione di fare amicizia con concetti più “adulti” come come QAnon e PizzaGate, come quando è venuto fuori che per un numero piuttosto rilevate di utenti Justin Bieber avrebbe segretamente confidato in live, attraverso un segnale in codice, di esser stato rapito da piccolo (ne abbiamo già parlato).
Non possiamo davvero pensarlo, dai. Quindi è ovvio che esista — per esempio — anche una versione zoomer dell’antivaccinismo.
Questo è #unvaccinated, un hashtag da decine di milioni di views spuntato fuori negli ultimi giorni, attraverso il quale gli utenti non vaccinati — e ostili allo schizzetto — si riconoscono e convogliano la propria agenda NoVax condividendo assurde teorie pseudoscientifiche, tipo che si muore subito dopo il vaccino (o almeno entro i primi tre anni) e che quindi bisogna Resistere alla vaccinazione di massa.
Funziona così: il trend vuole che — possibilmente — ci si arrampichi sopra qualcosa guardando l’orizzonte, si infili un audio dei “Transformers” del 2007, e gli si faccia dire:
“I am Optimus Prime, and I send this message to any surviving Autobots taking refuge among the stars. We are here. We are waiting”.
Va bene. Altra versione: scrivi una cosa tipo “dove sono i miei bro non vaccinati?”, mentre in sottofondo senti “We are not gonna take it” (il vaccino 😉😉😉 ) dei Twisted Sisters, e io voglio farmi pungere adesso.
Ma veniamo a noi due. Comprensibilmente ti chiederai: ok Vinci ma cosa vuoi che me ne importi dei micro-influencer dell’Idaho? E aspetta, adesso busso alla porta di casa tua, un secondo pls che trovo il codice giusto.
Ecco qui il “Codice Grabovoi”
Probabilmente non l’hai notato, ma nelle scorse settimane su TikTok è nato ‘sto trend sotto l’hashtag come #Grabovoi o #GrabovoiCode: si tratterebbe di codici, di cheat code che ti aiuterebbero ad hackerare la realtà, a modificare le cose e gli eventi. Come i trucchi nei videogames.
Si tratta di numeri a caso. Li puoi ripetere ossessivamente, scriverteli sul polso, infilarli dentro l’astuccio, disegnarli nell’aria, combinarli con la tua data di nascita, usarli come sblocco tel, ogni codice per uno scopo diverso.
520 741 8, per esempio, ti aiuterebbe a guadagnare soldi in modo inaspettato. 189 101 4 a perdere peso. 529 436 1 a trovare l’amore. Praticamente Wanna Marchi che si spaccia per perito informatico.
Negli ultimi tempi questi hashtag hanno raccolto decine di milioni di views, spinti soprattutto dalla community WitchTok. Sono il tema di vari video su YouTube, di reaction clip di gente che rivela di esser riuscita a svoltare grazie a queste sequenze random, e sono l’inaspettata, inverosimile versione contemporanea di una vecchia teoria attribuita a tale Grigory Grabovoi (o Grabovoy).
Grabovoi è un (sedicente?) matematico russo kazako. Secondo varie ricostruzioni, nel corso della sua carriera si sarebbe spacciato per la reincarnazione di Cristo, e avrebbe dichiarato di essere in grado di guarire le persone dall’AIDS.
È noto soprattutto per aver offerto alle madri dei bambini vittime della strage alla scuola di Beslan del 2004 i propri servizi, millantando di essere in grado di riportare in vita i loro defunti figli. È stato poi condannato a undici anni di prigione ma — pare — rilasciato nel 2010.
Negli ultimi giorni la situa Grabovoi sarebbe diventata viralina anche in Italia — soprattutto sotto forma di rito propiziatorio pre-interrogazione tipo santino nel diario.
Basta farsi un giro tra i video taggati con le versioni italiane degli hashtag (come #codicigrabovoi o #codicegrabovoi) per trovare video da dozzine di milioni di views cumulate in cui dei teenager sciorinano numeri come fossero segretissimi hack alla vita quotidiana, aiutini proibiti da passare durante i compiti in classe, bigliettini infilati dentro le Bic.
C’è un codice per tutto: per avere il fisico dei propri sogni, per fare innamorare qualcuno che non ti caga, per fare dei sogni lucidi. Ed eccoti un elenco di commenti che puoi trovare sotto questi video:
“Raga il codice per avverare un desiderio com’è?”
“Funziona ho preso 9 in inglese”
“Fai tutorial di altri codici plss”
“Ci credo? No. Lo farò? Sì”
“Escici altri codiciii”
“Raga lo sto per fare oggi e non ho studiato, speriamo bene”
“Sono stata interrogata letteralmente 3 minuti fa e ho preso 8 felicissimaa”
“Non sono pericolosi è solo magia”
“Ma funziona anche se non studio niente?”
“Lo stesso codice vale anche per il compito di chimica?”
Ecc. Adesso: ogni posto, età o epoca ha le sue buffe credenze, e magari non ne esiste una più sgamata di un’altra per nascita o natura — tipo, chi ha studiato a Genova come me sa che non si deve mai attraversare un certo atrio dell’Università in un certo modo, altrimenti rischia di non laurearsi mai. A questi qui è toccato di credere al numerino magico, e non vedo differenze.
A me però piace pensare che ovunque egli sia, Grabovoi stia lurkando TikTok compiaciuto lisciandosi il mento, mentre dei teenager di Mirandola cercano di trovare un senso alle interrogazioni in DAD basandosi su dei suoi deliri pseudoscientifici vecchi di decenni. Way to go, Gregorio 👍
E basta. Te l’avevo detto che zio sarebbe stata più corta. Non puoi dire che non ti avevo avvertito. Se vuoi puoi ancora fare pace qui su Instagram, o su Twitter, o su LinkedIn. Qui ci sono i vecchi episodi. Sul canale Twitch di Red Bull Italia anche questo lunedì mi trovi live con Carlo Pastore e altra bella gente Gen Z a parlare di Gen Z all’interno del format “TalkZ”. Z.
Poi, altro messaggio cultural-letterario: è uscito il libro di Pietro Minto, autore della newsletter cuginona di zio, “Link Molto Belli”: si chiama “Come annoiarsi meglio”, e ora me lo leggo.
Infine, mi piaceva chiudere con una citaz che spiega molto il senso di questa newsletter e delle cose che ci leggi sopra: la incollo tradotta da GenYeet, la newsletter della giornalista di Vox Terry Nguyen.
“Internet non dovrebbe essere preso troppo sul serio, specie quando si parla di meme. È tutto un gioco di interpretazioni — e onestamente, sono tra chi pensa che i meme non debbano essere spiegati.
Di certo, come autrice che scrive sull’Internet, ormai mi si è impressa nel cervello la nozione secondo cui i contenuti “virali” o “mainstream” debbano essere raccontati, anche se in modo semi-serio — dato che un pubblico che vuole saperne e capirne di più esiste. Ma è una formula che non sempre funziona. Perché l’Internet non è una roba statica”.
Che pesata. Ciao, ci vediamo la prossima volta!
Quel commento: “Raga lo sto per fare oggi e non ho studiato, speriamo bene” mi ha fatto morire dal ridere 😂
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(ci siamo intesi)