Mannaggia sono finito nel lato oscuro di TikTok
Cosa ci faccio in mezzo a questa faida tra truzzi e punk, vienimi a prendere.
Ciao,
Io sono Vincenzo e questa è zio, la newsletter di informazione giovanile.
Velocissimo, breve parentesi promo: qualche giorno fa abbiamo fatto diventare live molti dei temi di zio sul canale Twitch di Red Bull Italia con Carlo Pastore e altri giovanissimi ospiti. Qui trovate il video on demand: la roba si chiama “TalkZ” e torna anche questo lunedì 12 alle 21.30. Ci trovi lì.
In questi mesi non abbiamo potuto fare a meno di citare TikTok, ovviamente. Ne abbiamo parlato nello specifico più di un anno fa, e l'abbiamo richiamato varie volte per cementare teorie e tracciare tendenze.
Il problema grosso però è che quando parliamo di TikTok ci immaginiamo tutto un mondo fatto solo di balletti, gag da terza media e lip-sync irritanti.
In realtà c'è un prisma di comunità specifiche e di universi paralleli che nei mesi scorsi sono affiorati qua e là sul social, e che da qualche tempo hanno cominciato a incuriosire i creator1 italiani. È come se fossero nate varie sottoculture, ognuna col suo linguaggio e la sua cifra stilistica, senza che noi — chiaramente — ce ne accorgessimo.
Rilevante nella tua vita? Sì. Numero uno: sei iscritto a zio, piacerone. Numero due, nel 2020 TikTok è stata l'app più scaricata al mondo (più di WhatsApp), e sta continuando a influenzare la comunicazione digitale e pubblicitaria.
Numero tre: da qualche settimana, nel dibattito pubblico, la conversazione è animata praticamente solo da cose dette da (o successe a) influencer — che si tratti della polemica sul catcalling di Damiano Er Faina, delle accuse di Chiara Ferragni alla gestione del sistema vaccinale in Lombardia, o del botta e risposta sul Ddl Zan animato da Fedez. Quattro: eccoti il 2021.
E quindi fermati un attimo: oggi cerchiamo di capire cosa vuol dire la seguente conversazione, prima di ritrovarti una roba simile in una mozione parlamentare:
Aiuto
Oh, adesso che ti ho spiegato subito perché dovrebbe interessarti questa roba mi sento più sereno, che leggerezza. Chissà dove andremo a parare questa volta. Boooo 👣
Partiamo da qui: mi chiamo Vincenzo, ho 35 anni e ho un account TikTok che mi permette di consultare i miei "Per te", ossia i video che il sistema mi suggerisce perché pensa possano interessarmi.
Li consulto perché sapere cosa succede nei posti digitali è una cosa che mi piace da sempre, perché mi torna utile dal punto di vista professionale, e perché rientra nella rigida dieta mediatica che mi impongo da più di un anno — trenta minuti al giorno di TikTok, trenta o più di Twitch, guardare tutti i video in tendenza su YouTube ecc.
Reality check, però: il tempo che passo su TikTok è sempre solitamente più lungo, dato che una volta aperto diventa una specie di buco nero che riproduce canzoni di Doja Cat e contemporaneamente risucchia tutto il tuo tempo libero che ti è rimasto nella giornata rendendotela ormai inutile — non a caso secondo alcune ricerche il tempo medio speso per utente sarebbe di 52 minuti al giorno.
Questo (anche) perché il meccanismo che seleziona i video nei "Per te" (ancora non del tutto decifrato, ma che l'azienda si sta sforzando di raccontare meglio) orienterebbe la scelta dei contenuti che personalizzano la tua home in base al comportamento che tieni sulla piattaforma: quanti secondi ti soffermi su un video, se gli metti like, se commenti, se usi quello stesso filtro.
E insomma questo algoritmo capisce cosa ti piace in base a come reagisci, e comincia a infilarti sempre più spesso nel feed altre robe che pensa possano continuare piacerti, sempre più specifiche e verticali, fino a che il tuo TikTok (a meno che non schiacci su “Non mi interessa”) non diventa quasi "a tema", specialistico su quella particolare cosa. Succede su praticamente tutti i social, TikTok a quanto pare lo fa meglio.
Adesso, io non so come abbia fatto ma ti devo confessare una cosa: non riesco più a capire cosa succede su questo coso perché i miei "Per te" si sono riempiti di tipi campani con il braccialetto elettronico alla caviglia.
Serio. Ho cominciato a soffermarmici una decina di volte e adesso il 75 percento grezzo dei miei "Per te" è fatto di napoletani random, un po’ di gente ai domiciliari e qualche scarcerazione accompagnata da musica epica (l'hashtag #domiciliari ha 6 milioni di views).
No ironia. Succede.
Comunque: se da un lato puoi avere la percezione un po' ingenua che tutto TikTok sia quello che vedi nei tuoi "Per te" — e quindi pensare, per esempio, che ci siano solo video di indiani — dall'altro la cosa ha portato alla creazione di tante piccole e grandi nicchie monotematiche, con delle loro community, i loro meme e le loro pseudo-faide.
Ma andiamo ad aggiungere un altro layer dai.
“Il lato oscuro” di TikTok
Stacco: siamo su YouTube Italia, ossia quel luogo digitale in cui, nella sezione tendenze, almeno un paio di volte al mese può capitarti di incappare in un video a tema "horror".
Esistono decine di canali tematici. Alcuni sono diventati abbastanza grandi da finire in tv o da pubblicare dei libri. Altri si muovono per emulazione senza fortuna, non facendo però altro che alimentare questo generone di successo: quello dell'approfondimento sul "paranormale" e degli youtuber impauriti per cose di poco conto a favore di camera.
Il meccanismo dei loro contenuti ricalca quello dei canali americani, dove solitamente si cercano storie un po' cupe ma che siano in qualche modo vicine o affini alle vite dei propri viewer: e quindi messaggi da non mandare, clip da non vedere, parole da non dire, tavole OuiJa da non comprare, formule da non recitare, leggende dell'Internet da sfidare — lo abbiamo visto parlando anche di Jonathan Galindo qualche mese fa.
Bene. Negli ultimi tempi, proprio grazie a questo mercato mega avido di contenuti relatable eppure "spaventosi", sono usciti un po' di video a tema TikTok "dell'orrore", "non entrare in questa parte di TikTok **scioccante!**", "la parte strana di TikTok" da esplorare ecc ecc. Tipo:
Questo è il più noto, prodotto da uno dei canali tematici più famosi in Italia, ma ce ne sono molti altri simili. In genere lo youtuber cerca di addomesticare l'algoritmo di un profilo TikTok creato ad hoc guardando e mettendo like a clip un po’ creepy, così da poter poi cominciare a ritrovarsi nei "Per Te" quasi solo contenuti inquietanti.
L'operazione dura qualche decina di minuti, non è complicata e dopo un po' riesce: si finisce nella "parte strana", e ci si trova davanti a gente che gattona in modo innaturale, facce deformi, bambole angoscianti, audio distorti e roba deforme, con un'estetica a metà strada fra la maschera di Galindo (appunto) e questa vecchia pubblicità della Play. Praticamente il rotten.com di TikTok*
Questa "parte strana" viene comunemente definita DeepTok — questo è il feed di qualcuno che ci è finito dentro e ha registrato lo schermo del tel. È chiaramente il gemello cattivo di Bart che resta in soffitta ma meno pericoloso, e tutto questo mondo ha una sua comunità di riferimento che la anima di commenti e contenuti.
Pur essendo in realtà zero inquietante (a meno che non ci si voglia far suggestionare o non si voglia urlare in una videocamera "Oddio cosa hanno appena visto i miei occhiii, iscrivetevi al canaleee"), il DeepTok è un tema perfetto per fare video su YouTube che possano far includere nei titoli aggettivi come "pAuRroSo0" circondandoli di asterischi, in un meccanismo di contenuti e meta-contenuti che si alimenta da solo.
Ma vogliamo per caso fermarci qui, chiudendo tutto e salutandoci dopo una frase così seria e formale — che potrebbe lasciarti di me un ricordo fallacemente accademico? Direi de no eddai.
Il TikTok alternativo (stavo per scrivere "hipster", RIP)
Notizia subito: questo DeepTok sarebbe di per sé una sotto-sottocategoria, per tua info. Come scrivono qui, se TikTok fosse una scuola i deeptoker sarebbero quelli che tutti reputano un po' strani, in ultima fila, mezzi emarginati, con un elemento di fascino. Ma non sarebbero proprio gli "alternativi". Gli alternativi sono altri.
E infatti: il DeepTok sarebbe una derivazione (hardcore) di un più generico Alt TikTok, o Elite TikTok. Si tratta di un emisfero popolato da utenti che producono contenuti alternativi, in contrasto e talvolta in aperta contestazione nei confronti dei tiktoker Straight, quelli mainstream, quelli delle coreografie, i muscoli, i sorrisoni, i baci rubati e i meme basici. Il TikTok a cui tutti pensiamo quando pensiamo a TikTok.
E quindi, ricapitolando: nello Straight TikTok (straight non nel senso di etero eh) ci sono le star da milioni di follower, le canzoni famose e i lip-sync che hanno reso popolare e odiato questo social. L'Alt TikTok ne è il suo rovescio strambo, popolato da decine di nicchie.
Ma vediamo un contributo filmato che spieghi tutto senza che io debba descrivere dei video:
Come si legge in questo post su Medium dal titolo "TikTok is only getting weirder":
"Nell'Alt TikTok la gente prende in giro i contenuti classici della parte "straight", che considerano cringe, "try-hard", e poco divertente. Essere nell'Alt TikTok vuol dire essere cool, unici. Ci trovi ironia più complessa, quasi priva di senso, versioni caricaturali dei trend più famosi nella parte famosa di TikTok, tendenze incomprensibili".
Molto vero, almeno per quanto riguarda l'incomprensibilità 🧠
Esempio: c'è una categoria Alt che si chiama Frog TikTok. Ci trovi solo clip e meme a tema rane. C'è anche la versione Toad TikTok, per chi preferisce i rospi. E basta, non c'è molto da capire: ci sono rane con cappelli. Rane a bordo di macchine radiocomandate. Rane pensose mentre ascoltano musica acustica. Rane che fanno cose misteriose sulle note di una versione pitchata di "Ameno". Just rane.
Mio Alt TikTok preferito: il GlitchTok, ossia una categoria di clip che si rifà (spesso in modo ironico, talvolta MENO) alla vecchia teoria secondo cui vivremmo tutti in una grande simulazione in stile Matrix o Truman Show per dare un significato alle assurdità della vita quotidiana.
O ancora, ci sono robe come il Color TikTok, o il Retail TikTok, dove colori o negozi vengono fatti esprimere e parlare come fossero senzienti, avessero sentimenti, facessero battute e fossero soggetti di meme incomprensibili (se davvero ti interessa sapere com'è nata questa cosa, qui e addirittura sul New York Times trovi una spiega).
C'è poi il Beans TikTok, in cui solitamente si riprendono scatolette di fagioli, si sente un coretto che fa "beans beans beans", e alla fine un bel vocione che canta "Dannyy Dee Vitoo".
Non ha senso. Ma questa realtà ha senso? No. Qui però almeno trovi un video con un tipo che cerca di spiegare tutti i lati di TikTok e le varie componenti Alt, inclusa quella politica.
Inciso politico, già che ci siamo: credenza comune vorrebbe che, data la sua maggiore inclinazione ad accettare e ricodificare la diversità, l'Alt TikTok sarebbe ritenuto più inclusivo dello Straight — secondo alcuni sarebbero anche quelli che hanno cercato di cagare il cazzo a Trump facendogli deragliare un comizio, non so se ti ricordi.
"Sento che Alt TikTok alla fine vuol dire accogliere le differenze e le similitudini per poi trasformarle in contenuti che piacciono alla gente", ha spiegato GoViolet a Bustle.
"La cosa più importante è rassicurare le persone dicendogli in qualche modo che non sono da sole, quando gli altri non li vedono come conformi".
Poi intendiamoci: sui social gruppetti e nicchie specifiche che giocano sulla contrapposizione "élite vs mainstream" sono sempre esistiti. Ce n'erano su Tumblr, persino su Facebook, e resistono su Twitter ancora adesso, in qualche forma — come quella dell'odio per i local (i normaloni) da parte di community come quelle vicine al K-pop.
Arrivati a questo punto, però, io e te possiamo farci una domanda guardandoci negli occhi: se fenomeni di questo tipo sono tipici di ogni nuova piattaforma digitale, cosa c’entra la Gen Z? O c’entra in modo tutto suo, tenerissimo e particolare, e non ce lo siamo ancora detti? Può essere, boh.
Umorismo zoomer 😂
Sempre nel pezzo su Medium citato sopra troviamo uno spunto: questo tipo di ironia — si legge — "riassume un po' l'umorismo tipico della Gen Z. È fatto apposta per essere leggero e surreale, spesso random e bislacco, pur restando sfumato, complesso e super creativo".
Premessa da tenere sempre a mente: quando parliamo di zoomer (ossia, di gente tendenzialmente nata dopo il '97), parliamo di una generazione profondamente ansiosa, frustrata da mille potenziali opportunità per emergere e da una specie di FOMO digitale — almeno secondo la maggior parte degli studi.
Questo, unito a una formazione fortemente più digitale rispetto a quella delle generazioni precedenti, non può che connotarla in modo mega specifico anche dal punto di vista dell'umorismo.
Uno humour — si legge in giro — in buona parte influenzato dal crescere convivendo col pericolo di una fortissima esposizione digitale delle proprie azioni e dei propri pensieri, e basato su un impianto nichilista, autoironico, una specie di naturale coping mechanism rispetto alla realtà circostante che le altre generazioni possono talvolta percepire come stramboide.
Difficile vedere un millennial mostrarsi volontariamente in situazioni strane che rischierebbero di danneggiarne l'immagine, spiegava Scott Fogel di Firstborn a Fast Company. L'umorismo zoomer invece si basa quasi sempre proprio sull'autoironia: è "strano, mattoide. Alla Gen Z piacciono video o meme che li facciano apparire sciroccati, incomprensibili. I millennial non lo farebbero mai".
Vero? Plausibile? Io non lo so, ma adesso ti racconto una storia gustosa che spiega un po' come funziona l'Alt TikTok, e ci dice qualcosa di simbolico sul pianeta Terra — o forse no, non lo so, mentre scrivo è notte fonda.
Una storia gustosa
L'estate scorsa alcuni Alt TikToker si sono inventati un audio (è sugli audio “di tendenza” su cui generalmente fai i balletti e i lip-sync) che cominciava con una canzone pop in classico stile mainstream TikTok, e poi a un certo punto riproduceva un paio di suoni random.
Era una specie di trappola, e il messaggio era: gli Straight hanno le teste così vuote che sarebbero capaci di ballare su tutto e riuscirebbero a inventarsi una coreografia anche su dei rumori a caso.
Succede però che questa Avani — una tiktoker classica — sgama il trucchetto, posta un TikTok in cui effettivamente balla la sequenza in modo ironico, e poi su Twitter si lancia apertamente a favore del mondo Alt, auto-riconoscendosi, in qualche modo, come una di loro.
Avani è stata poi inondata di messaggi di Alt-TikToker indispettiti, sormontata da migliaia di commenti, video, post e clip a tema "AVANI IS GETTING CANCELED!" — con riferimento, ironico o meno, all'ondatona della cancel culture.
È un po’ tipo quando i fan dei gruppi rock anni Settanta scrivono sotto ai post dei Maneskin che non sono davvero rock & roll — ma non sto dando un giudizio di carattere musicale, era solo una metafora. Io ultimamente ascolto soltanto "Native American Music 24/7 • Relax, Study, Sleep, Meditation".
In una certa parte del mondo zoomer americano se n'è parlato per parecchio. Io non ne sapevo niente fino a tre giorni fa: sopravvissuto lo stesso — comunque qui c’è il video di una giovane reporter che ci spiega tutta la faccenda, se ti interessa approfondirla.
E niente, questo è quanto. Non ho molto altro da aggiungere e questa storia non era così gustosa.
Non abbiamo neanche tradotto la conversazione che all'inizio ti avevo promesso avremmo decifrato, ma comunque: se pensi ancora che questo episodio di zio sia stato irrilevante, ci si rivede al primo meme di Giorgia Meloni con un rospo marmorizzato europeo in testa. Torno nel NapoliTok ciaoous.
Fatto. Ah grazie per aver risposto allo pseudo sondaggio sullo svarionare dell’ultima volta: ti sento, ti leggo, magari apro pure una newsletter che si chiama "Vincenzo" in cui ti racconto i fatti miei. O magari ti mando un vocale su Whatsapp e ti dico cosa penso di "LOL - Chi ride è fuori". Tanto ormai tutto è content. Lasciami il numero.
Ci vediamo alla prossima. Però se vuoi vedermi davvero, ti ripeto: lunedì alle 21.30 mi trovi su "TalkZ", sul canale Twitch di Red Bull Italia. Intanto per ammazzare la noia rileggi tutte le vecchie puntate qui. O vieni a scrivermi su Instagram, Twitter, LinkedIn.
Mi stanno venendo lunghissime queste mail raga, dalla prossima più essenziali, non si può.
Come diciamo a Milano