Ho trovato una cosa che mi fa più "paura" di Jonathan Galindo
In questi giorni YouTube si è riempito di video su un misterioso "Pippo deforme". Parliamone un attimo.
Ciao,
Io sono Vincenzo e questa è zio, la newsletter che si è messa in capo di raccontare alcune delle cose temporaneamente rilevanti nelle vite della GenZ. Quanta presunzione.
Come andiamo? Qui tutto regolare. Sei di quelli che vanno in giro con la mascherina chirurgica standard o ti sei buttato su quella moda? Io la prima. Rispondi a questa mail e fammi sapere, è per una ricerca.
Intanto grazie, perché abbiamo ampiamente superato i 2k iscritti, sono contento. Per i nuovi arrivati: qui trovate l’archivio con tutte le vecchie puntate, tipo: Neomelodici. Conte sexy romanzo. Fareshi.
Comunque sia: questa settimana parliamo di una cosa mezza creepy. È una specie di catena di Sant’Antonio slash scherzo slash foto inquietante slash pericolo emulazione (“slash” scritto a lettere, va bene?).
Magari non ne hai mai sentito parlare, magari ci hai chattato tutta la notte, ma mi sembra che oggi sia il caso di parlare un po’ di Jonathan Galindo e di tutta la giostra che gli sta ruotando attorno. Anche perché poi arriviamo a una riflessione pesa sul senso di questa newsletter.
Cos’è questa storia di “Jonathan Galindo”?
Da qualche giorno circolano in rete “notizie” su un certo personaggio misterioso che ti scriverebbe in chat mess tipo “Vuoi giocare con me?”.
Questo tipo — almeno secondo la “leggenda” — si chiama Jonathan Galindo e porta una maschera da Pippo della Disney ma con fattezze antropomorfe. Praticamente così.
A subire questi approcci, sempre stando alle “notizie”, sarebbero soprattutto i ragazzini di 12-13 anni: ‘sto Galindo gli scriverebbe su TikTok, Discord o WhatsApp, e poi attraverso manipolazioni psicologiche e minacce di svelamento dei dati personali li spingerebbe a completare gli step di una challenge simile a quella della Blue Whale (il “gioco degli adolescenti suicidi” che nel 2017 aveva sollevato una incredibile isteria mediatica).
La storia di Jonathan Galindo sarebbe nata in America Latina due o tre anni fa, e poi attraverso la Spagna sarebbe arrivata in Italia ai primi di luglio. Su alcuni siti italiani si legge di “testate internazionali” che ne parlano da mesi, ma ti devo dire per onestà che sui principali media stranieri su cui ho cercato non ho trovato proprio niente. Scemo io.
Ho trovato, piuttosto, un botto di piccoli siti italiani che riprendono un presunto comunicato della Polizia Postale su Facebook — post che sulla pagina in questione, ti avviso, non esiste — e decine di articoli di media locali allarmati dall'allargarsi “a macchia d'olio” del nuovo “inquietante fenomeno del web”.
Per esempio.
In questo momento, su una scala da 0 a 10 del potenziale mediatico di questa storia, siamo più o meno al livello “Servizio sulle Iene”: in giro si parla già di denunce e di genitori spaventati, e sulle emittenti locali fanno le interviste ai criminologi. In tutto questo tu stai lì a pensare alle mascherine-moda. Incredibile.
Se da un lato, quindi, il mito di questo personaggio ha cominciato a circolare grazie ai media in modalità allerta (ne hanno parlato anche nelle radio nazionali), c’è da segnalare che la cosa è diventata il “tema del momento”, in modo ancora più rilevante per la GenZ, soprattutto su uno dei canali più significativi nelle vite dei più giovani: YouTube.
Infatti, mentre ti scrivo, in “tendenze” ci sono diversi video italiani a tema “Jonathan Galindo”. Uno dei più visti è quello dello youtuber Gianmarco Zagato, che ha raggiunto la milionata di views “intervistandolo”. Ora ne parliamo.
Chi è Jonathan Galindo?
Per prima cosa, facciamo una lista di ciò che si sa sul suo conto:
Jonathan Galindo, secondo una leggenda nata in rete forse dall’altra parte dell’Atlantico, sarebbe un personaggio mezzo creepy e mezzo Pippo che scrive in chat ai ragazzini — soprattutto su TikTok — e li costringe a fare cose idiote e violente;
Sempre secondo queste storie, vedere questo suo video porterebbe una sfiga gigante;
Stando a un’altra versione della “storia”, Jonathan Galindo sarebbe una specie di hacker che prima attacca bottone in DM e poi minaccia di doxxarti;
Secondo il sito specializzato in fact checking Butac, il primo portale a parlarne sarebbe stato un poco affidabile sito messicano. I media italiani, come detto, citano non meglio precisati “media internazionali” e un post fantasma della Postale.
Ma torniamo al video di Gianmarco Zagato, noto generalmente per la sua produzione a tema horror.
Zagato si è interrogato sulla nascita di questo mito e ha fatto la cosa più sensata: una ricerca inversa su Google Images. Risultato: la persona dietro a quella maschera non sarebbe altri che uno specialista in oggetti di scena cinematografici che aveva postato (per primo) qualche foto con una delle sue maschere. Così. Quasi dieci anni fa. Per i fatti suoi.
Questo tipo si chiamerebbe Samuel Carini (“Dusky Sam” o “Samuel Catnipnik” per l’Internet) e contattato dallo youtuber ha detto di essere cosciente di tutto ‘sto casino, che ovviamente non c’entra nulla, e che non sa come e da dove sia nato tutto.
Non so se Zagato ci sia effettivamente arrivato per primo. Su Reddit da una settimana è partita una specie di quest in vari subreddit, e sotto al post “Jonathan Galindo: what we know so far” la teoria delle maschere di scena antropomorfe gira da giorni.
Ma vabè. Non è una gara. Bella per tutti.
(Immagine dell’autore)
Poi intendiamoci: in questo momento ci sarà sicuramente qualche coglione che starà approfittando di allarmismi e ingenue curiosità per sfruttare il brand “Galindo” e fare — appunto — il coglione. E non possiamo escludere che qualche brutta storia ne sia poi nata, o nascerà.
Ma se mettiamo di nuovo in fila tutti gli elementi della vicenda, e li colleghiamo con la matita tipo enigmistica, vediamo immediatamente le seimila affinità con quelle leggende metropolitane dell’Internet che negli ultimi anni si sono diffuse su piattaforme utilizzate dai più giovani — come Momo, Samara, appunto Blue Whale.
Esattamente come per questi casi, infatti:
C’è di mezzo una challenge ad alto potenziale di emulazione;
Si richiama esplicitamente una mitologia horror tendente all’autolesionismo;
Target e diffusori della storia sono giovani sotto i 18 anni;
C’entra sempre il social del momento (prima era Twitter, poi WhatsApp, ora TikTok e Discord);
Ai media schizzano istantaneamente i nervi.
Ed è per questo che più che parlare del fenomeno in sé (che l'anno prossimo probabilmente si ripeterà col nome “Pippo Pippo”, un pupazzo dalle sembianze di Gianfranco D’Angelo che tormenta la gente su Twitch), o di come ai media mainstream sia di nuovo scattato il Pavlov, volevo fare un mini ragionamento su come “i giovani creator” stanno parlando dell’affare Galindo. Così. A caso. Problematizziamo.
Cosa stai cercando di dire?
L’altro giorno ho cercato su YouTube dei video in italiano su Jonathan Galindo. Prova a farlo anche tu e dimmi cosa noti.
Te lo dico io, cosa noti (prego): sono tutti UGUALI.
Sono a decine. Dicono quasi tutti la stessa cosa, con lo stesso schema, le stesse parole d’ordine e gli stessi metodi: provano a farti credere di averci parlato davvero, in thumbnail c’è sempre qualcuno che fa una faccia mega spaventata, e persino quelli che cercano di fare “chiarezza” sulla vicenda ti lasciano sempre e comunque “sospettare” per buona parte del video — costringendoti a spendere più tempo sul loro canale, magari monetizzando — che ‘sto cretino con la maschera esista davvero.
Facciamo un altro elenco dei titoli di video che ho trovato, così capiamo ancora meglio:
Jonathan Galindo è entrato in casa mia non ci credo *epico*
Mi ha scritto Jonathan Galindo mentre ero in diretta!! **pauroso**
Jonathan Galindo: quello che non vi hanno mai detto
Jonathan Galindo mi ha chiamato su Fortnite!! Ho risposto… *non fatelo*
Jonathan Galindo mi ha scritto su Fortnite e ho risposto… *non dovevo farlo*
Scrivo a Jonathan Galindo in chat! *Inquietante*
Jonathan Galindo: come sono sopravvissuto
Scrivo a Jonathan Galindo *epico*
Ci siamo capiti.
Questa ricerca mi ha fatto pensare a due cose. La prima è lo stesso ragionamento che abbiamo fatto altre volte (sul fenomeno “Me contro Te” e sui video assurdi che stanno colonizzando la piattaforma, per esempio) e mi serve per arrivare a quello che faremo dopo: la rincorsa ai trend e agli algoritmi di YouTube.
Abbiamo intuito come funziona, più o meno: un video finisce in tendenze perché la formula ha funzionato, la foto è quella giusta, il titolo è catchy, l’argomento attira e il contenuto è stato indicizzato bene.
“Primo avvistamento di JONATHAN GALINDO in Italia a mi casa”: 350mila views
Ma cosa succede se continuiamo a guardare e produrre solo cose “che funzionano”, alimentando questo gigantesco wet market dei contenuti ottimizzati? Io non lo so. Forse non vuoi saperlo neanche tu — sempre tenendo a mente che secondo il Pew Research Center in tutto questo mega-ecosistema i contenuti video per under 13 anni sarebbero ormai quasi dominanti rispetto al resto dell’offerta.
Comunque: passiamo alla seconda fase del ragionamento e proviamo a farlo evolvere tipo mostrini dei cartoni animati del Duemila.
E se i giovani sono degli scemi come noi?
A creare e caricare questi video sono spesso ragazzi molto giovani, GenZ “puri”, largamente scafati e tattici nell’assecondare i meccanismi di ottimizzazione dei risultati di cui sopra.
Per un motivo o per un altro — specie se continuiamo a pensare a quanto questa nuova generazione sembri davvero diversa rispetto a quelle che l’hanno preceduta — noi più “grandi” tendiamo a credere che il piccolo mondo degli zoomer sia popolato di cose mega intelligenti, sveglie e per noi incomprensibili. A pensare che in linea generale i nuovi giovani abbiano ragione perché sono gli ultimi arrivati, perché non hanno colpe.
Dal punto di vista del mercato pubblicitario, poi, la GenZ è l’orizzonte di buona parte delle più recenti campagne marketing: è la terra promessa, l’interlocutore col quale mantenere sempre attiva la conversazione, il puntino sul radar da non perdere di vista. Qualsiasi mania si porti dietro, qualsiasi balletto di TikTok o meme fuori luogo.
E anche i media, spesso fuori quota e fuori fuoco, a modo loro cercano di spiegarsi e spiegare ai loro i genitori questa generazione, che il loro spirito sia ammonirli sui pericoli del web o sulle tendenze presso i loro piccoli, criptici eredi.
L’altro giorno — portato alla luce da non mi ricordo più chi — sono finito a leggere questo pezzo di Sam Biddle del 2015 su Gawker. Titolo: “What if teens aren’t cool?”.
Nel pezzo, Biddle esordisce così:
“La nostra ormai arida e impoverita cultura brama succo d’adolescente. Finora, stanchi e doloranti come siamo, abbiamo pensato di poter assorbire lo spirito dei giovani per osmosi attraverso i social media, come fosse un’iniezione di cellule staminali per la nostra esistenza. Ma cosa succede se gli adolescenti fanno schifo esattamente quanto noi?”
Che è un po’ quello che sto cercando di dire.
Fatta la pace con la storia che giornali e tv non sanno più come parlare ai giovani, che non sono più rilevanti, e che per tornare a esserlo fomentano isterie pericolose, potremmo prendere in esame l’ipotesi che anche gli zoomer (per quanto bravissimi a montare i video con Final Cut o su TikTok) possano essere delle grandissime teste di minchia esattamente come noi :)
Possono diffondere le stesse isterie dei vecchi senza il peso di un tesserino dell’Ordine dei Giornalisti in tasca. Ripercorrere i nostri stessi errori, ma su nuove piattaforme.
E non lo dico solo perché da un paio di settimane è venuta fuori questa pseudo-querelle tra GenZ e Millennial, coi secondi a chiedersi dove abbiano sbagliato nella vita, e i primi a ridergli in faccia per il fetish su Harry Potter e le piante da appartamento.
Lo dico perché immagino che ogni generazione abbia i suoi avocado, e il suo modo del cazzo di fare informazione. Questo qui — quello dei mille video tutti uguali su Jonathan Galindo — è solo diverso.
Finito. Ufficialmente: Boomer.
E con questo è tutto. Io vado eh: ti lascio qui il link per rileggerti le altre puntate.
Se ti va di contattarmi rispondi a questa mail o scrivimi su Instagram, Twitter, Linkedin. Se sei Jonathan Galindo: no.
Ciao alla proxx.
Mi rapite
Pavolido@gmail.com