Ed ecco la prima hit italiana uscita durante una quarantena
Qualcuno ha fatto una versione trap di "Blue (Da Ba Dee)": ci abbiamo messo solo 21 anni, dai.
Ciao,
Io sono Vincenzo e questa è zio, la newsletter che fa quella cosa. Ci siamo capiti.
Quanti giorni di quarantena sono? Venti? Settantuno? Non so più. La gente ha smesso di cantare dai balconi. Ieri ho cucinato delle bietole colorate — si chiamano così. I monopattini stanno inesorabilmente tornando a popolare i Navigli.
In generale, stiamo imparando che esistono molte cose a loro modo inevitabili.
Il lockdown era probabilmente inevitabile, così come sarà inevitabile scavallare oltre il 3 aprile. Boris Johnson — il premier britannico che ci è sempre andato leggerino — si è inevitabilmente beccato il Corona. Qualcuno ha fatto una versione trap di “Blue” degli Eiffel 65.
I-ne-vi-ta-bi-le.
Magari non te ne sei accorto, magari non ti interessa, ma pur essendo uscita da — boh — 48 ore, ‘sta canzone è già diventata un mezzo caso. Quindi sdraiati sul letto, accavalla le gambe e inforca il monocolo: questa è la storia della prima hit italiana uscita sotto coprifuoco 👍🏻👍🏻.
Cos’è “Auto Blu”?
Partiamo dall’inizio. Due giorni fa è uscita questa canzone. Ascoltiamola.
Si chiama “Auto Blu”. Autore: Shiva feat. Eiffel 65.
Come avrai potuto intuire dalla melodia — e dal fatto che compaiono come feat — il giro di piano è proprio quello di “Blue (Da Ba Dee)” degli Eiffel 65, uno dei pezzi italodance più famosi di sempre.
La produzione è in realtà di Adam11, quindi il feat con gli Eiffel è pressoché nominale. L’operazione però è chiara ed è nata per vincere: gli anni Novanta sono il Presidio Universale dei Bei Ricordi, Shiva è uno degli autori preferiti dagli zoomer, e quindi — anche per questo — la cosa si è inevitabilmente trasformata in quasi 2 milioni di views in un paio di giorni scarsi.
Comunque, cose da dire su “Auto Blu” dal punto di vista musicale:
Della traccia originale resta effettivamente solo la melodia del piano;
Cassa, basso, piattini e rullantini vari hanno il ritmo di “Blue”, ma sono diversi — e una via di mezzo fra la dance e la trap;
Autotune a manetta ⚗️;
Il testo — che analizzeremo più in là — è del genere “Brano composto appena dopo il primo e inaspettato successo”;
La mia frase preferita: “Brum brum, quello Zip sembra un supermotard”.
Come potrai immaginare, esattamente come per “Bando” e altre hit generazionali di questo tipo, è diventata mezza virale anche su Tik Tok, dove al momento l’hashtag #autoblu segna quasi un milione e mezzo di visualizzazioni.
Tra l’altro se ti fai un giro su TikTok in queste ore trovi solo due tipi di video a tema: i classici balletti coi lip sync, e questo meme sul fatto che quando parte “Auto Blu” in realtà non può che venirti in mente “Blue (Da Ba Dee)”.
TikTok a parte, completiamo il grande puzzle dell’hype per “Auto Blu” con due dati veloci: mentre ti scrivo è prima in tendenze su YouTube, e prima in Top 50 su Spotify.
Per darti un ordine di grandezza: guarda qui sotto il numero di stream della prima in classifica, e poi quello delle altre quattro.
Questa è la dimensione della cosa. Tra l’altro non so se hai notato: c’è un altro pezzo di Shiva in top 5.
Chi è Shiva?
Andiamo belli dritti: Shiva è il nome d’arte di un ragazzo del ’99 cresciuto in Toscana ma di Milano Ovest.
Fa rap da quando era appena adolescente: componeva robe un po’ old school, ed è finito col farsi notare in un contest, “One Shot Game”.
Un vecchio brano di Shiva quando era Metal Carter.
Da un paio d’anni la sua produzione si è fatta nettamente più trap, fino a che non è diventato uno degli esponenti più rappresentativi della nuova “nuova scuola” — insieme a tha Supreme, con cui ha pubblicato “Calmo”.
Nel 2019 ha tirato fuori un fottio di pezzi, video e collaborazioni. È finito sia in “Machete Mixtape” che in “Mattoni” di Night Skinny — i due album più rappresentativi del rap italiano attuale — ed è molto apprezzato per flow e liriche.
Ecco qua Shiva (immagine dell’autore).
Ancora due cose: prima, ti faccio notare che è nato nello stesso anno in cui usciva “Blue”, ma pensa te. Due, i suoi tre brani più famosi sono “Mon Fre” (con Emis Killa), “Bossoli” e “Soldi in nero” (con Sfera Ebbasta).
Questa è “Bossoli”.
E poi niente. Adesso ha fatto questo pezzo col giro melodico di “Blue” e ha superato in classifica “Bando” di Anna — un’altra canzone con una base dance.
Ci vedi un pattern? ;;;;)))
Cos’è questa storia della dance nella trap?
Ne avevamo parlato qui su zio tre o quattro episodi fa, a proposito di “Bando” e di Anna. Mi incollo, così facciamo prima.
“Ultimamente gira tanta roba italiana cantata su una traccia dance/house/electro/garage/techno/ecc. L’esempio totale è quello che sta uscendo da Pluggers con Massimo Pericolo (“Polo Nord”, “Criminali” con Speranza e Barracano) e proprio poche ore fa con Madame, fresca fresca.
Poi c’è pure “Boogieman” di Ghali, un po’ di roba dell'ultimo “Machete Mixtape”, o questa cmqmartina che sta girando. Va un po’ così.”
La cosa sta deflagrando in queste settimane: Anna ha girato molto risvegliando la sua nemesi (“Queen” di Marta Daddato), la FSK Satellite e le produzioni di Greg Willen hanno continuato ad attirare emuli del loro pseudo-hardcore, e a qualcuno è — infine — venuto in mente di ripescare gli Eiffel 65.
Qui da 1.12.
Al di là dei paragrafi in cui mi auto-incollo, comunque, proprio in questi giorni la “Italodance Nella Trap Italiana” è stata Tema del Dibattito nel pianetino musicale italiano.
Ha cominciato Salmo su Instagram. Leggiamolo:
Uno mi può dire: ue ma non è niente di nuovo, io “Pompo nelle casse” non me la posso dimenticare — e infatti qui trovate un buon recap di Elia Alovisi sull’incesto “Rap Ita-Elettronica Ita”.
Il punto di Salmo però è interessante perché, oltre a provenire da chi sta anche contribuendo a questo trend, tira in mezzo un tema per niente scontato.
Cerco di riassumerla così: all’estero spesso la musica nuova nasce da generi fortemente locali. In Italia invece ci rifacciamo agli altri, ai generi altrui — e se va bene rispondiamo con l’afrobeat di Giusy Ferreri.
Morale: forse per una volta potremmo provare a proporre cose nuove partendo da qualcosa di seriamente genuino, nostrano. Qualcosa che ci è sempre venuto bene e naturale, per una volta: la musica che si balla alle Rotonde di Garlasco.
Questo discorso mi ha fatto venire in mente un pezzo di Noisey del 2016. Titolo: “Non abbiamo bisogno del grime italiano, ma di una versione italiana del grime”.
All’epoca il grime, che prima dell’interessamento di Drake era un genere quasi esclusivamente inglese, era considerato così cool da trovare più di qualche imitatore in giro — che ci ha poi lasciato perdere subito.
Stessa cosa con il Gqom sudafricano: tutta roba che per una cazzo di volta nella Storia non è nata né passata dagli USA e che nasceva da una tradizione popolare, di strada.
Si può citare anche il baile funk brasiliano — di cui sempre Giusi Ferreri si è fatta “interprete” in Italia — o ancora un’altra cosa che magari ti sembra esista da sempre ma invece no: il REGGAETON. Ci siamo capiti.
In Italia non abbiamo avuto niente di simile, almeno negli ultimi tempi. Il pezzo dice: “Abbiamo passato troppi anni a imitare la musica di strada di altri paesi, ma saremo mai in grado di inventarne una nostra” — senza però finire a fare le versioni trap delle tarantelle?
Ecco, magari sì. Magari pensavamo di essere i depositari di un’invidiata cultura millenaria, e invece forse SiAmO I FiGli dI PiTaGoRa e Di TrInItàÀ.
Fine sbrodola. Torniamo a Shiva.
Cosa dice questa canzone?
Milano. Auto e moto sfrecciano nella notte. Successo, appagamento: eppure Shiva è lo stesso di sempre, con vecchi amici e mamma come pensiero fisso. Proprio per questo, dice a se stesso, è necessario che resti in guardia, che rifugga dai falsi che fingono interesse per lui e che cercano di approfittarsi del suo successo (qui il testo completo).
Perché dovrebbe interessarmi?
Perché magari sta nascendo un genere musicale nuovo e boh, forse volevi saperlo — io vorrei saperlo, per esempio. Altra cosa, tra l’altro: sei iscritto a zio, prima o poi ti saresti imbattuto in Shiva.
Più in generale, comunque, potresti trovare affascinante capire perché un ragazzo di venti anni abbia scelto di usare un pezzo di fine ani Novanta che conoscono TUTTI per poter parlare anche a te. Te che magari sei nato negli anni Ottanta e quella musica te la ricordi sempre, inevitabilmente con affetto.
È il delitto perfetto, il pezzo trap con gli Eiffel 65. Ed è abbastanza semplice capire perché: esistono da tempo N approfondimenti e articoli sul motivo per cui ci piacciono musiche con evidenti rimandi nostalgici.
Proverò a sintetizzarli tutti così: la musica anni Novanta per noi è esattamente come la Vecchia Lira per gli anziani.
Qualche anno fa ho intervistato il professore emerito di Psicologia presso l'Università Ca' Foscari di Venezia Paolo Legrenzi, che mi ha detto papale:
Quando uno dice "ah, i tempi della Lira" non dice solo "quando avevo in tasca quei pezzi di carta chiamati Lire", ma anche una cosa simile a "Ah, quando ancora avevo i capelli."
Finale della storia: uno dei cento motivi per cui può incuriosirti “Auto Blu” è il fatto che ai tempi di Gabry Ponte non avevi ancora questa fastidiosa ernia inguinale.
Tra tre settimane massimo finirà per piacerci qualsiasi cosa ci ricordi la vita fuori. Buon weekend :)
E questo è tutto. Io vado a cucinare dei porri: se vuoi darmi dei consigli su questa newsletter o su come cucinare i porri, risp a questa mail o beccami su Instagram e Twitter. Qui invece puoi rileggere le vecchie puntate di zio.
Se non hai nulla da fare: un anno fa esatto usciva questa mia canzone che si chiama “I Creativi Milanesi” e che forse (tra le mie) è quella che preferisco. Se ti va di ascoltarla la trovi qui.
Adesso basta ciao.