Ho passato 8 ore di seguito a guardare live di TikTok
Tra uova da sgusciare con le pinze e camionisti esuberanti, TikTok Live è forse 'la cosa' che oggi devi conoscere.
Ciao,
Io sono Vincenzo e questa è zio, la newsletter rediviva.
Come va? Tutto bene? Io anche. Contento di essere tornato a scrivere, e prometto con sempre più frequenza: ho pure aperto un canale Telegram di zio che magari possiamo usare per fare quattro chiacchiere. Può essere divertente.
Ad ogni modo: oggi volevo parlarti di un fenomeno quasi impossibile da evitare su TikTok. O comunque di qualcosa che vale la pena conoscere, tanto è metaforica del mondo dei contenuti di oggi, o forse del modo in cui ci approcciamo al digitale. O forse di nulla.
Prepara lo zaino, quindi: andiamo a farci un giro in autostrada. Poi a casa di Angelo. Poi due parole insieme a Anthony.
L’universo in espansione delle live di TikTok
Se ci fai caso, il concetto di “live streaming” sta diventando incredibilmente comune: è sempre più presente nell’immaginario collettivo, e ha cominciato a produrre qua e là delle piccole pillole di cultura popolare.
Pensiamo a fenomeni come la “Bobo TV”, tanto mainstream da ispirare celebri meme (lo “chapeau” di Cassano, per dirne uno), da finire negli spot, o da conquistare la serata RaiUno — dove si è paradossalmente arrivati a simulare in televisione una specie di diretta internet.
Pensiamo poi alla Gialappas’s che torna su Twitch per i mondiali di calcio, o ancora alla crescita di decine di streamer — da Dario Moccia a Tumblurr, da Pow3r a Grenbaud — oggi testimonial di grandi brand internazionali, accolti da migliaia di ragazzi festanti nelle sale delle varie games week e gaming fest d’Italia.
All’interno di questo comparto in crescita, per anni Twitch e YouTube si sono attestate come piattaforme d’elezione: i posti in cui le cose accadono in diretta, e da dove emergono personaggi e trend influenti nella discussione social.
Da qualche mese, tuttavia, anche TikTok avrebbe cominciato a muoversi nella stessa direzione, tanto che già adesso un utente di live streaming su cinque — secondo dati IPSOS — preferirebbe guardarle dal social di proprietà cinese. E nel 62% dei casi, persino con cadenza quotidiana.
È così che, girovagando tra trend stagionali, video su mindset e motivazione, meritori appelli alla body positivity e balletti per canzoni virali, sulla piattaforma hanno cominciato ad apparire anche delle dirette: è TikTok Live, un servizio che ti permette di andare in streaming (se hai più di 18 anni e 1000 follower) e di guardare le trasmissioni altrui. Dei tuoi amici, ma soprattutto di altri utenti random.
Potrai intercettarle tra una clip e l’altra nei “Per Te”, ossia l’homepage dove in genere ti vengono proposti i contenuti che l’algoritmo ritiene ti interessino. Nei “Seguiti”, nei messaggi, o ancora schiacciando sull’apposito tasto “Live” in alto a sinistra, trovandoti davanti a una girandola di dirette del tutto imprevedibili, da scrollare una dopo l’altra, guidati dallo stesso meccanismo apparentemente casuale tipico del social.
Per dire, in una veloce sessione di TikTok Live potrà capitarti di beccare l’anziano che guarda fisso in camera mentre ricambia con estrema cortesia i saluti di tutti, o il ragazzo che commenta i dischi appena usciti o le storie Instagram delle trap-star. Il dj set del 50enne esaltato dalla buona musica di un tempo, o gli autisti di tir che filmano il loro percorso lungo le autostrade italiane. In quattro secondi netti.
In questo senso, se il TikTok “classico” è una specie di “slot machine dei contenuti”, stando a una fortunata definizione di Sarah Manavis su The New Statesman, allora la sua porzione live sarà una sorta di lotteria dell’intrattenimento, in cui ogni numero estratto è un occhio gigante sulla vita in diretta di una persona a caso. Con l’unica differenza che è l’osservato stesso a tenere le palpebre ben aperte e lo sguardo orientato su di lui.
Affascinato da questa macchina e dai suoi meccanismi, ho deciso quindi di farmi un giro nelle live di TikTok per otto ore di seguito: ho guardato tutte le dirette che mi venivano proposte dalle 16 circa alla mezzanotte di una giornata qualsiasi, per provare a capire un po’ di più di questo mondo prima che diventi tanto mainstream da prendersi tutti i prime time televisivi possibili.
[alert: la durata totale della lettura è superiore ai 20 minuti: prenditela comoda 🪑]
Ore 16
Premessa: so bene che tutto ciò che mi capiterà davanti durante questa ricerca sarà inevitabilmente influenzato dal mio utilizzo della piattaforma, e che in alcun modo la sequenza che andrò a descrivere potrà essere rappresentativa di qualcosa. Questa, comunque, è la vita che ho deciso di vivere. E questo, alla fine, è il resoconto della mia inutile maratona.
Aperta la sezione “Live” attorno alle 16, la prima stream che incontro è quella del cosiddetto “Bar di TikTok”: letteralmente un’immagine statica dai colori fluo, su cui appaiono il bancone di un bar alla Boe Szyslak e un’esortazione. “Sei nel ‘Bar di TikTok’! Rilassati, pubblica un messaggio per chi verrà dopo di te, e lascia una rosa alla barista!”.
Le rose, insieme ai diamanti e agli altri regali disponibili, sono una specie di valuta virtuale che si usa per fare donazioni durante le dirette: il loro costo va da qualche centesimo a decine e decine di euro, e il loro ricavato andrà in parte al creator che li riceve, in parte alla piattaforma. Nei commenti scorrono “saluti da Treviso” e “ciao da Fernando”. Forse per l’ora, forse per il giorno, il “Bar di TikTok” sembra però poco frequentato.
Mi rilasso come prescritto, seguo le rare discussioni in chat, e mi interrogo sulle differenze tra TikTok e Twitch: penso al fatto che una diretta del genere, sul secondo, forse non avrebbe potuto trovare posto né spettatori — perché su Twitch, in linea di massima, si sceglie consapevolmente cosa guardare, guidati dalle proprie iscrizioni e dalle proprie preferenze.
Sul social di ByteDance, in ragione delle meccaniche da “slot machine” che lo governano, scroll dopo scroll ci si può invece ritrovare a seguire live di qualsiasi tipo, anche solo per caso. Scoprendone di incredibili, di utili, di disabitate, di statiche con immagini di un bar, di sperimentali, di inconcludenti. Di inaspettate.
È così che dopo il bancone fluo e mezzo spopolato, con la seconda live cambio insospettabilmente genere. Stavolta abbiamo un uovo quasi sodo in mano a un uomo con dei guanti in lattice, una specie di classico del settore: la sua missione è sgusciarlo pian piano, millimetro dopo millimetro, con una pinzetta, una lima e dei movimenti precisissimi. I like sono quasi 17mila, a guardare siamo in più di 200.
Il suono dei gusci frammentati, e la vista della rimozione dei pezzi residui dal corpo liscio dell’uovo, rendono lo spettacolo un’esperienza potenzialmente appagante alla vista e all’udito, che lo sgusciatore va a completare dando il benvenuto sottovoce e con gentilezza a chiunque si connetta alla streaming, ricreando un effetto sonoro tipicamente ASMR — quei video in cui, attraverso rumori e sussurri, si cerca di stimolare un presunto rilassamento mentale.
Guardo una pinza esfoliare pezzi di guscio, e comincio inevitabilmente a chiedermi come si sia potuta ricreare questa esatta situazione: quella in cui c’è chi ha allestito un’intero broadcast per rendere pubblica la denudazione di un uovo sodo, e chi — come me — assiste muto e annota tutto manco fosse una conferenza stampa. L’ASMR, evidentemente, non sta funzionando.
Provo a rispondermi che alla fine è del tutto naturale, quasi ovvio, che qualcuno abbia potuto sentirsi autorizzato a fare di un’attività del genere una sorta di show interattivo: specie da quando abbiamo compreso che il semplice dormire in live, o pubblicare costantemente lo stesso tipo di video di una capra, rappresentano delle forme di intrattenimento.
Da quando abbiamo stabilito che qualsiasi cosa riducibile a content può essere monetizzabile — come le nostre chiacchiere nelle decine di podcast che nascono ogni giorno, o i disarmanti tutorial che intasano TikTok con ricette elementari a base di panini col prosciutto. Da quando abbiamo capito, banalmente, che tutto è content.
Passo a una nuova live, ed è del tutto sorprendente — esattamente come dovrebbe essere. Lo schermo è rosso sangue, una scritta dice “Fammi domande sulla Bibbia”. In alto, in foto, c’è un uomo sulla sessantina sorridente e con gli occhiali da vista. Si fa chiamare L’apoligista: non lo vediamo, ma ne sentiamo le parole mentre recita i versi delle Scritture.
“No, Martino, la Chiesa non nasconde segreti” risponde piccato alle domande che continuano ad arrivare con ostinazione. Come se fosse l’effettivo depositario di misteri millenari, e i suoi spettatori volessero approfittare della sua disponibilità per trovare qualche risposta ancestrale.
“Perché Dio non mi dà ciò di cui ho bisogno?”, “Se credi in Dio e bestemmi vai all’inferno?”, “Perché se nel Levitico c’è scritto chiaramente di non mangiare maiale, i cristiani lo mangiano?”, gli chiedono provocatoriamente.
Lui abbozza, fa per spiegare i motivi per cui trova ragionevole credere in Dio, qualcuno domanda beffardamente dell’esistenza degli unicorni. Scorrendo decine di live più sotto vengo attirato da uno schermo azzurro, con un testo in bianco che chiede “Pesa più un chilo di paglia o un chilo di piombo?”. Nei commenti tutti conoscono l’ovvia risposta.
Ore 17.00
Tra i consigli di TikTok per una live di successo c’è “Location, location, location!”: offrire uno spaccato inedito ed esclusivo ai propri spettatori, trasmettendo in diretta da un posto unico e impensabile. Forse è per questo che la stream di Walter, una decina di minuti dopo, è così tanto popolata rispetto alle altre.
In diretta da quello sembra essere un appartamento vuoto, in costruzione e molto molto freddo, Walter legge i commenti, s’aggiusta il cappello di lana, e risponde a domande in cui gli si chiede di tutto: dalle serie tv preferite, ai suggerimenti per i lavori in casa. Dietro di lui un uomo sopra i cinquanta sta cementando un muro fatto di mattoni a vista.
“Io non so fare proprio nulla, tesoro” si giustifica rispondendo a chi gli chiede consigli tecnici. Guardo la diretta per almeno un quarto d’ora, e non riesco a spiegarmi né il suo ruolo in quella stanza, né l’invincibile urgenza che lo ha spinto andare in streaming da un cantiere mentre qualcuno dietro di lui sta lavorando. Poco più sotto Peppe mi lascia ancora senza risposte mentre mi mostra la “moka perfetta”: è alla quarta tazza di caffè, e le prepara salutando tutti con una marchingegno dal nome esotico che ha bisogno di uno “spurgo a macchina fredda”.
Superati agilmente un paio di ragazzi che guardano silenziosi in camera, trovo — alla fine — un altro utente che legge la Bibbia e parla di interpretazione delle Scritture: a quel punto comincio a temere d’aver influenzato l’algoritmo con le live viste in precedenza, e di esser finito nel “TikTok religioso” in modo inconsapevole. Un pop up appare nella parte bassa dello schermo, mi chiede di seguire un profilo chiamato Jesus Whisperer.
Sfoglia il Nuovo Testamento, scegliendo i versetti più utili a consolidare le sue affermazioni: parla di troni e di agnelli, di glorie nei secoli e adorazione. Cerco una metafora religiosa per questa mia esperienza, e non la trovo. Nella live seguente, una signora mi appare e dice “Cristo” appena mi collego.
Anna ha 18 anni, sta studiando, e al lato un cartello ricavato da una pagina strappata dice “Prossima pausa alle 17.30”. Scrive su un quaderno, e il rumore della penna che lascia la sua scia sulla carta è l’unico intrattenimento della diretta.
Ogni tanto alza la testa e legge i commenti. “Io non ce la faccio più di studiare, ve lo giuro. Sono piena. Piena!”. Riprende a scrivere, e talvolta ringrazia e saluta come da prassi.
C’è chi chiede se può essere d’aiuto, chi vuole sapere cosa stia studiando. “Psicologia generale... È il mio primo esame universitario”. In live siamo più o meno una decina: in dieci, a guardare questa ragazza che ripete le funzioni cognitive ad alta voce e sistema i capelli in una coda.
Vengo distratto da una chiamata che mi porta via per un quarto d’ora, e torno che la streaming di Anna è in pausa. Mi muovo oltre, e l’impiegato di un negozio di elettronica saluta prontamente il mio ingresso in diretta dicendomi che sono un grande. “Sei un grande davvero, Vincenzo!” conferma poco dopo, mentre legge il mio nome dal commento automatico che appare non appena si accede a una live, e che rivela la tua identità: “Vincenzo Marino partecipa”.
Incasso il complimento, e decido di ascoltare con lui la “musica da discoteca migliore di sempre” che sta proponendo al suo pubblico: un pezzo degli anni Novanta ormai passato di moda, perché “purtroppo tutto ha un inizio e tutto ha una fine,” dice.
Gli chiedo in cosa consista questa live, ma preferisce cantare. Scopro poco dopo che non succede niente: non succederà niente per una ventina di minuti. Non succede quasi mai niente in queste dirette, e forse è proprio il punto: è intrattenimento casuale offerto con quello che si ha, e non con quello che si può.
L’uomo ci spiega che ha cambiato alimentazione, guarda in camera e sorride onesto, senza idee: “Tutto qua”.
Ore 18.30
Dopo aver trascorso un buon quarto d’ora seguendo i tarocchi di una signora veneta, incappo in una live trasmessa dal cruscotto di un camion: una di quelle in cui la camera è orientata verso la strada, e quasi sembra d’esser seduti dal lato del passeggero a seguirne il percorso. Ce ne sono a decine ogni sera.
Sono a bordo del tir di Giancarlo: un autista del Lazio che risponde ai commenti che gli arrivano, canticchia le canzoni che passano in radio, saluta e ringrazia per le donazioni ricevute — operazioni che risvegliano costantemente la mia ansia, e che non posso fare a meno di pensare essere almeno un po’ pericolose.
È tardo pomeriggio, e le strade sono ancora affollate. “Dice che non ci doveva stare il traffico stasera” lamenta mentre s’incolonna pigramente dietro una delle tre file ingolfate. Nei commenti qualcuno suggerisce che gli ingorghi sono forse dovuti allo shopping natalizio.
In questo momento, mi accorgo, siamo pochissimi in seguirlo. E tra i commenti sulla viabilità, le valutazioni sul meteo e l’esiguo numero di spettatori, mi sento stranamente un po’ solo: sembra quasi di essere effettivamente a bordo del tir di uno sconosciuto, senza però l’obbligo di dover inventare qualcosa da dire per animare la conversazione.
Il segnale di Giancarlo comincia a dare problemi. Striscio il pollice sullo schermo, e mi bastano pochi movimenti verso l’alto per incorrere in Santino, altro autista con una raccomandazione particolare: “Non riesco a leggere, scusate… Dovete scrivere in grande!” urla dettando le regole d’ingaggio. Sono quasi le venti, e la strada comincia a farsi più libera. Le luci ad essere quasi solo lampioni, e non più quelle degli stop.
Qualcuno gli chiede — con tempismo e doverosamente in maiuscolo — dove siamo e dove ci sta portando. “Ciao Valerio, buonasera. Ci troviamo ad Avellino, direzione Salento!”: siamo a 1100 like e a due dozzine di “Punti esultanza”. Il riflesso di un CD appare sul vetro, cambiando colore mentre attraversa velocemente dei fasci di luce.
Anche la trasmissione di Santino comincia ad avere problemi. Salto, quindi, e lo schermo è diviso in cinque: abbiamo due signore, una ragazza, un uomo che non si fa vedere, e un certo Angelo che si muove al ritmo di “Viva la mamma”. È l’unico che balla, e tutti lo guardano senza dire una parola. Penso istintivamente a David Lynch.
Finita la canzone, la conversazione stenta a decollare. Angelo ne fa partire un’altra per ricreare la magia, e stavolta Luca — che intanto continua a non farsi vedere — decide di seguirlo cantando sguaiatamente.
Un paio di live più sotto Joe, con cappello da Blues Brothers, tiene in mano un foglio di carta. Una scritta fatta con un evidenziatore azzurro dice: “Fammi una domanda”. Gliela faccio.
Perché sei in live, gli chiedo. “Così, per cazzeggiare dopo una giornata di lavoro, intanto che aspetto delle persone. Invece di farmi intossicare dalle minchiate in televisione — s’incupisce di colpo — mi faccio intossicare dalle minchiate vostre”.
Ore 20.30
Luca mostra dei pantaloni. Ha 25 anni, un cappello da baseball in testa e dei tautaggi. Dice di essere un esperto di moda, e parla di un brand molto forte nella scena drill: “questo genere musicale nuovo che sta iniziando a prendere piede anche in Italia”.
Provo a fargli qualche domanda, approfittando del fatto che a guardarlo siamo rimasti in tre, ma lui — stoicamente — continua a rimanere collegato. Gli chiedo perché sta in diretta, mi dice che ha voglia di parlare e di far vedere i nuovi capi. Che sta creando il suo personal branding, e che lo streetwear inglese è uno stile che gli appartiene. “Avendo vissuto a Londra conosco i brand londinesi: voglio condividere questa cosa”.
Mi sposto verso Anthony, altro autista di tir. Ha solo otto spettatori, ma una chat loquace e 570 “punti esultanza”. I cuori volano sullo schermo mentre ci racconta che ne avrà per altri 47 minuti. Poi finalmente si fermerà.
“Vincenzo Marino!!” mi saluta subito con tono squillante senza che glielo chiedessi — e sentendomi quasi in colpa per averlo distratto. “Siamo in A14 direzione nord” mi aggiorna all’istante, quando siamo ormai nei pressi di Poggio Imperiale. “Sicuramente mi fermerò nella zona di Lanciano”.
Anthony sposta la camera del telefono e la orienta verso sé mentre mi preparo un panino. Pizzetto appuntito e capelli cortissimi, comincia a ringraziare tutti inquadrando per bene il volto: nei commenti, un tripudio orgoglioso di “Uuu guardalo”, “Eccolo!”, “Guarda come viaggia Il Principe” e “Principe dove vaaii” affolla la chat, festosa per la concessione. Qualcuno chiede quando passa da Vicenza: “Da quelle parti ci vengo tra due settimane”.
Tra tutte le dirette della serata a bordo di un camion, quella di Anthony — il cui soprannome, a questo punto, immagino essere Il Principe — è sicuramente la più ricca. In pochi minuti abbiamo avuto un face reveal, un piano chiaro per la serata, e un programma per le due settimane a venire.
Ogni tanto dice qualcosa all’interno di un piccolo megafono sguainato all’improvviso, dando aggiornamenti sulla velocità di crociera. La musica in sottofondo è dance, a volte techno: con questa detta i tempi dei saluti a casa, e carica gli “Attenzione attenzioneee!” e i “Diamo un po’ di forzaaa!” con cui motiva se stesso e i suoi spettatori.
Qualche minuto, e la techno centro-europea diventa un remix di “Gimmie! Gimmie! Gimmie!” degli Abba — super contestuale su TikTok, dove spesso si attinge dalla discografia della band svedese per trend e challenge varie.
È una versione che non ho mai sentito prima, e ha un lungo crescendo che lo gasa: prima del drop Anthony si fa di nuovo istrione, e tira fuori un fischietto che accompagna al megafono.
Fischia più forte che può, mentre i quattro prorompono finalmente nel ritornello. “Gimme, gimme, gimme a man after midnight”: lo schermo si riempie di cuori, lui suona il clacson per qualche lungo secondo. “Buonanotte a tutti! Ciao Cosimaaa! Ciao Annibaleee!”
Con ritmo sapiente e senso dello spettacolo, Anthony sa sempre quando abbassare il volume della musica e quando ricominciare a parlare. Quando usare il megafono e quando invece il fischietto. I suoi saluti sembrano sempre qualcosa di speciale, di diverso. Come se avesse dentro un talento segreto prestato agli abitacoli Iveco.
Termina le dieci ore di servizio, si ferma, e quasi gli viene voglia di ospitare altri camionisti in live per chiacchierare — come spesso succede durante queste dirette, in cui si scambiano battute e info sulla viabilità. Muovo il pollice verso su, e incappo nella live di una ragazza di Rimini. “Acquario”, risponde inorgoglita a chi gli chiede il segno zodiacale.
Fissa la camera come se stesse guardando la tv, annoiata e con la testa appoggiata su una mano: legge i commenti e risponde agli ennesimi saluti, l’ennesima richiesta di informazioni sulla sua provenienza.
Siamo in 78, e il tema — non so come — è diventato la sua dentatura. “Ciao, domanda difficile: perché sei in live?” le chiedo. “Perché sono stata in coda in macchina per un’ora… E allora ho detto: vediamo se qualcuno è in giro”.
C’è chi commenta il suo stile, chi la sua postura. Torno da Anthony: ormai fermo, è effettivamente impegnato in una stream di gruppo con altri tre colleghi. Si frega le mani come se stesse per introdurre l’argomento della vita, per poi rivelare al mondo la battuta che covava da qualche minuto: “Ma vi rendete conto…? Guardate questa banana!” spiega con la faccia furba, mentre mostra divertito un palloncino Chiquita con la forma del frutto.
Viro verso quattro madri che si chiedono se davvero gli energy drink funzionano da disinfettante, come sentito da voci che circolano nelle scuole dei figli. Hanno le mèches e giudicano le loro reciproche apparenze senza risparmarsi: “Guarda che faccia sconsolata che c’ho”. “Eh si è rifatta il colore”. “Sono bionda bionda, oggi, avete visto?”. Nei commenti, niente da replicare.
Ore 22
L’analisi del mio comportamento deve aver evidentemente indotto la piattaforma a credere che m’interessi il mondo dei tarocchi, perché cominciano a capitarmi sempre più persone, in genere sopra i cinquanta anni, che dicono di poter leggere il futuro nelle carte. Ne conto almeno sei in pochi minuti.
Sibilla — per esempio — non si fa vedere in volto, lamenta il fatto che non le si dica “buonasera”, e mostra un cartello che recita “No donazioni, tratto solo la sfera sentimentale. Ascoltate prima di scrivere”. Connessi, insieme a me, sono altri 84: uovo sodo a parte, è una delle live più popolate della giornata.
Iris, in un’altra, parla invece con forte accento romano e legge delle carte con simboli e disegni che non ho mai visto. Nel tentativo di riaggiustare il tiro davanti all’occhio attento degli algoritmi, intanto, decido di interagire nelle chat di tutte le altre dirette che mi capitano, soffermandomi inutilmente ovunque possa per controbilanciare il peso dei tarocchi.
Per esempio, mi vedo costretto ad assistere a una live praticamente vuota, in cui tale Saverio resta immobile davanti alla camera, con la faccia sul cuscino senza parlare né pensare a qualcosa da dire, senza l’esigenza di intrattenere.
Ci sono addirittura lunghe fasi in cui siamo letteralmente io e lui da soli, quasi fossi in chiamata con uno sconosciuto. “Ma che dobbiamo vedere qui? Te che fai…?” gli scrive qualcuno prendendo coraggio.
“Un cazzo, cambia live e smamma” gli risponde Saverio piccato, approfittando dello stimolo esterno per un pezzetto di intrattenimento, e salutando poi Michele — il suo “moderatore ufficiale” — che gli ripulisce i commenti da spam e possibili problemi. Guardo con vergogna ai miei 200 follower, e al moderatore che non potrò mai permettermi.
Cambio streaming, e lo schermo è di nuovo diviso in due: a sinistra, una ragazza dai capelli liscissimi. A destra, un uomo particolarmente muscoloso con la barba lunga e il ciuffo platino. Sono incorniciati da una grafica in stile videogame con un punteggio: è una specie di gara, un contest tra due diverse dirette in cui vince chi riceve più donazioni.
Ognuno parla alla propria community, esortandola a fare “Tap tap tap tap!” — espressione che, a quanto capisco, è entrata nel gergo di queste sfide come richiesta ai propri follower a fare squadra toccando i regali sullo schermo. Alla fine la ragazza vince 90 a 81: nessuno dei due ha fatto null’altro per diversi minuti, se non chiedere donazioni e dire “tap tap!”.
A cinque, infine, è la chiacchierata in diretta tra tre ragazzi e due ragazze che chiude la mia maratona — e che scopro dopo aver volutamente saltato a pie’ pari lo show serale di “Astrologa Marta, Vista in TV: Rai-Mediaset-Sky”.
Mino, uomo dalla voce profonda e dal microfono professionale, gestisce la situazione con fare da speaker radiofonico. Insieme agli altri ospiti, ha l’incredibile capacità di non parlare di nulla: scherzano tutti spiegandosi battute che non capiscono, e comunicano a fatica con qualche secondo di ritardo causa trasmissioni lente.
È sempre lui che decide, accettandone o meno la richiesta, chi “far salire” nella diretta e chi no — usando quest’espressione quasi specialistica che scopro essere utilizzata in più di una live.
La discussione si avviluppa attorno al fatto che una delle ragazze “salite” si chiama Pasqualina. Flavia, in basso a sinistra, guarda silenziosa come se non vedesse l’ora di andarsene: decido anch’io che è la mia ultima diretta, arrendendomi a una nuova vita, un nuovo algoritmo fatto di tarocchi e camion sulla A14.
Il giorno dopo, alle otto del mattino, Mino e gli altri quattro sono ancora in streaming. Sfiniti e soddisfatti, commentano appagati i numeri della nottata appena trascorsa. Si danno appuntamento alla settimana prossima, e si promettono di chiamare questo e quell’altro per organizzare un’intervista a un sessuologo: un nuovo content sta per arrivare.
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