Siamo tipo i rabdomanti del content
Ho fatto due chiacchiere con KingAsh, uno youtuber in mega ascesa, vedrai che ti interessa.
Ciao,
Io sono Vincenzo e questa è zio, la newsletter che a una prima lettura ti fa sentire più vecchio di 36 mesi.
Sorpresa #1: sono tornato a scriverti con un po’ più di frequenza. Spero ti faccia piacere — altrimenti boh, non so cosa dirti guarda.
Sorpresa #2: oggi proviamo questa cosa nuova, una specie di “zio intervista”. E ti dico perché.
Da qualche settimana stiamo girando attorno a questo tema della creazione di contenuti e di ricerca della viralità, del rapporto tra creator e community, di come si usano le piattaforme digitali, e di come sta cambiando il modo in cui ci intratteniamo — nostro, ma soprattutto di chi è più giovane di noi.
E quindi, piuttosto che menartela con un papello o raccontarti delle avventure di qualche youtuber, ho pensato di contattarne uno di persona e farci quattro chiacchiere. Magari ti interessa.
È da qualche mese che seguo questo KingAsh. È un ventenne milanese abbastanza sgamato e disinvolto che da un po’ di tempo finisce nei trending di YouTube, e che sta crescendo molto anche su TikTok — dove ha quasi 400mila follower e ha accumulato 15 milioni di like.
Nei suoi video, in genere, mette in scena piccoli scherzi o tenta di ricreare situazioni assurde, nel solco della tradizione di YouTube. Il suo canale, in qualche modo, racchiude un po’ tutto repertorio storico della piattaforma: ci trovi dalle proposte di matrimonio a sconosciuti agli scherzi telefonici, dalle idee in stile VICE ai Q&A.
E quindi, la sua parabola mi interessava non solo per quello che fa: ma perché il suo modo di lavorare, le sue idee, e i risultati che sta cominciando a ottenere sono in un certo senso esemplari del momento, dal punto di vista dei contenuti digitali. Adesso capiamo.
Lo contatto il giorno dopo aver raggiunto i centomila iscritti sul canale, un traguardo che — mi racconta — lo inorgoglisce un botto, e per cui quasi si commuove in diretta su Instagram annunciandolo, mentre ringrazia i suoi follower.
Quella che segue è la chiacchierata che ho fatto con lui. Fammi sap se ti funziona.
Io:
Introduciti.
KingAsh:
Parto da zero. Mi chiamo Ashraf, ho 20 anni, sono egiziano e abito a Milano. Ho cominciato a fare contenuti su TikTok due anni e mezzo fa: prima ho aperto un profilo, giusto per vedere cosa ci fosse sopra. Poi ho iniziato a fare i primi video per mandarli a un amico, che era l'unico che mi seguiva.
Cosa succede: un giorno mi sveglio e scopro che uno di questi video ha 34 visualizzazioni — che per me era tantissimo.
Questo numero aumentava giorno dopo giorno, e senza sapere come arrivo a mille views. Poi cinquantamila, centomila: ero gasatissimo, quindi ho continuato a fare altri video e accumulare follower. Fino ad arrivare a 150mila in un annetto.
Io:
Ma come?
KA:
Aspetta, perché a un certo punto boom… Ero a casa di un mio amico e mi ritrovo “Il tuo account è stato bannato”. Lì mi è caduto letteralmente il mondo addosso.
Ero piccolino, avevo più o meno 17 anni, e tra l’altro quel profilo mi stava aiutando a combattere la timidezza — sono una persona abbastanza timida. Trovarmelo bannato è stato come se mi fosse stata portata via una delle cose più care.
All’epoca TikTok non ti permetteva di monetizzare e non ci guadagnavo nulla. Per me era più una questione di crescita, di fare nuove amicizie, di farmi fermare per strada.
Io:
E i primi video con cui avevi cominciato a crescere, che video erano? Cosa facevi?
KA:
Io ho sempre fatto dei video comici — che poi, “comici” sta alle persone deciderlo. Diciamo che quello che vedi adesso sul mio canale YouTube è un po’ quello che avresti trovato nel mio vecchio profilo TikTok.
Qui ti fai un’idea più precisa dei video di KingAsh.
E quindi niente, dico al mio amico “basta, non ha senso ricominciare”, ci avevo messo una vita ad arrivare a quel punto.
Lui però mi convince a riaprirlo per spiegare cosa mi era successo, e lì capisco che la gente seguiva me, non il mio contenuto: gli piacevo anche come persona.
Lo faccio, e in un giorno raggiungo 60mila follower. In 24 ore, col nuovo profilo.
Io:
E da lì come ci sei finito su YouTube, scusa? Come mai provare altro?
KA:
Mi è venuta l’idea di YouTube perché all’epoca su TikTok c’era il limite dei 30 secondi per video, e io non riuscivo a farci quello che volevo.
Anche lì ho cominciato quasi per caso — non sapevo neanche come si sbloccasse la monetizzazione. I primi video erano in realtà dei piccoli esperimenti: fai un po’ di tutto, finché non trovi quella cosa che magari in futuro riesce ad aiutarti, o che ti caratterizza.
E quindi ho iniziato a fare un certo tipo di video, poi le challenge, eccetera. I miei genitori mi davano una paghetta di tipo venti euri euro al mese? E io con ‘sti soldi ci prendevo — che ne so — la colla meno costosa di Amazon. Ci facevo un video, e tiravo su duecento visualizzazioni. Ma letteralmente.
Dopo qualche risparmio e qualche lavoretto riesco a comprare una cassaforte per scassinarla. Il video va malissimo, una cosa come sessanta views, e mi decido a fare altro: a parlare un po’, a fare i vlog coi miei amici e mio fratello — che è sempre presente, e gli devo quasi tutto — e a registrare cose che non fossero studiate o scritte prima.
Così un giorno ho preso il mio telefono e sono andato alla Decathlon a fare battute fra le persone, così a caso, senza senso. Da quella giornata è nato poi un video che si chiama proprio “Battute senza senso alla Decathlon”.
È stato una specie di piccolo trampolino. Sono passato da duemila a tremila visualizzazioni in pochissimo tempo. Poi diecimila… Adesso ne ha 170mila.
Io:
Quindi da lì hai cominciato a crescere con più costanza…
KA:
Sì ma se vedi il mio canale adesso non è che abbia avuto ‘sto boom. Cresco ancora a scalini: da duemila sono passato a cinquemila iscritti, poi dieci, venti, quaranta, cinquanta... È stata una roba graduale, fino a questa settimana — quando ho raggiunto i centomila iscritti.
Era un sogno che avevo fin da quando ho aperto il canale. Da fuori magari le persone potrebbero anche non comprendere, ma è una roba proprio mentale, che lo vedi e dici “Cazzo, centomila iscritti…”
Io:
Ma infatti dimmi una cosa: se il tuo obiettivo iniziale era di centomila iscritti, qual è quello che ti sei messo in testa per un futuro prossimo?
KA:
Un milione di iscritti.
Io:
Un milione…
KA:
Lo so, sono pazzo. Io seguo un botto di pagine motivazionali su Instagram, robe così. Una volta ho trovato una frase che diceva tipo “cosa sogneresti se sapessi che i sogni poi si realizzano?”
Nel senso, non devi bloccarti mentalmente. Certo devi avere un po’ di coscienza e pensare di fare una roba fattibile, devi lavorare per averla.
Io:
Ok, ma veniamo al punto. A me interessava il tuo percorso anche perché in qualche modo hai descritto benissimo questo andare per tentativi, anzi questa tendenza a sperimentare linguaggi e piattaforme fino a trovare l’idea giusta. E io volevo proprio parlare di cosa bisogna fare per provare a farcela oggi.
In qualche modo mi sembri un esempio di come mettere questo primo scalino andando un po’ per esperimenti, e facendo attenzione anche a qual è l’offerta.
E quindi, prima di arrivare a una mia teoria che magari poi ti racconto, la domanda è: da cosa ti fai ispirare? Cosa guardi in rete? Quali sono i tuoi punti di riferimento? Cosa ti muove? Perché?
KA:
Intanto secondo me una persona può costruirsi tutti gli scalini che vuole, ma alla fine deve anche avere la capacità e la voglia di farlo.
Però per dire: io guardo YouTube, guardo TikTok, ma non c'è una roba in particolare che mi ispira. Prendo ispirazione da quello che mi piace.
Vedi una cosa e ti dici “vabbè dai, ci sta, magari faccio qualcosa prendendo spunto da questo.” E la rifai, la migliori, la fai tua.
Io:
Ma in particolare? Hai dei creator che ti piacciono di più? Che ti spingono a trovare il tuo modo di fare le cose?
KA:
Ti dico una cosa: nei miei video faccio sempre questo meme in cui dico di essere contro i The Show, ma è una gag — cavolo già il fatto che riescano letteralmente a dare lavoro a un certo numero di persone che non siano solo loro stessi è una roba fantastica, ed è anche dove vorrei riuscire ad arrivare in futuro.
Ovviamente c’è un idolo in tutto, che è MrBeast: credo che mi abbia influenzato tantissimo. Mi piacerebbe magari riuscire a lasciare un'impronta positiva come sta provando a fare lui: cioè il fatto che abbia, non lo so, piantato non mi ricordo quanti alberi è una roba fichissima.
Io:
Italiani che ti piacciono?
KA:
Vabbè, i Mates sicuramente hanno lasciato un impatto assurdo. Favij, parlando di big… Tutt'ora per me sono idoli. Ma anche IlVostroCaroDexter, e sicuramente ne avrò dimenticati tantissimi.
Su Twitch guardo Grenbaud, Homyatol. Moonride mi piace un sacco… Ne seguo molti.
Io:
Televisione, libri, giornali, niente?
KA:
Televisione sì.
Io:
Cosa guardi?
KA:
A me piace quella roba in stile Real Time tipo “Primo appuntamento”, “Cortesie per gli ospiti”…
Libri, l’unico che ho mai letto in tutta la mia vita è stato — ma era un libro per adolescenti — qualcosa sulla relatività di Einstein. Era spiegato bene, mi ha gasato. E quell’altra cosa, cos’era?
Io:
I giornali… Come ti informi tu? Ti interessa?
KA:
Sì. Mi informo. Nel senso, c'è il telefono... Tutte le robe arrivano sicuramente prima sul telefono che sui giornali. Siamo nati in un’era in cui c’è questa possibilità e io la sfrutto.
Guardo Webboh, per dirti, oppure anche semplicemente il Corriere: però una cosa arriva prima Instagram, e poi la trovi sui giornali. Alla fine le notizie le becchi su TikTok: cose successe l’altro ieri e che non sai, apri e le scopri.
Ne abbiamo parlato qualche giorno fa qui su “zio”: secondo diversi studi, dal punto di vista — per esempio — giornalistico, una parte rilevante della Gen Z tenderebbe a fidarsi di più di una personalità di Internet, di un “influencer” ritenuto credibile e con un volto e uno stile riconoscibile, piuttosto che rivolgersi alle testate tradizionali per trovare le proprie news — che è un po’ quello che stiamo dicendo finora, alla fine. Puoi leggere qui.
Io:
Ma la tua piattaforma preferita in realtà sarebbe YouTube o TikTok?
KA:
YouTube. Sono tornato a fare il tiktoker ma amo YouTube. Poi magari tra tre giorni esce “Quadrilibro” o che ne so io, una qualsiasi nuova piattaforma, e mi piace di più…
Io:
È più il contenuto che trascina, dici…
KA:
Sì.
Io:
Vabbeh adesso ti espongo la mia teoria. Secondo me i content di oggi, ovunque e su qualsiasi piattaforma, si possono dividere principalmente in due categorie: le reaction o gli spiegoni. Basta.
Nel senso: per “spiegoni” possiamo intendere sia i tutorial di YouTube che quei video informativi tipo “Chi è Vladimir Putin”, “Cosa sta succedendo in Ucraina”… Quel tipo di robe che finisce spesso in tendenze, ultimamente.
Le “reaction” invece sono tutto il resto: che ne so, i prank li guardi per vedere le reazioni delle vittime degli scherzi. Degli streamer che giocano al casino online aspetti le esaltazioni per le vittorie o il dramma delle mega perdite. O i duetti di TikTok…
Che dici?
KA:
Non so, io penso che se tutta YouTube facesse solo reaction al “Collegio” — anche quelli con zero iscritti, per dire — sicuramente tu per emergere dovresti avere qualcosa di diverso.
Lo spazio c’è letteralmente per tutto e tutti, basta che tu abbia quella piccola cosa che ti differenzia, fosse anche il piercing al sopracciglio… Gli altri non ce l’hanno e la gente viene a seguire te perché sei l'unico che ce l'ha.
Sicuramente devi essere te stesso in qualsiasi cosa — anche fossero reaction. Ma per me su ogni piattaforma c’è spazio per tutto.
Io:
Guida più la personalità, la persona, dici tu.
KA
Esatto.
Io:
A proposito: che pubblico hai? Quanti anni hanno quelli che ti seguono come sono?
KA:
Guardo direttamente su YouTube Studio, aspetta... Allora il 10 percento ha un'età compresa tra i 13 e 17 anni. Più del 50 ha tra i 18 e 24 anni. E poi gli altri, via via piccolissimi.
Io:
E quando li vedi per strada cosa ti dicono? Che tipo di persone sono?
KA:
A me piace che mi riconoscano e mi seguano persone più piccole, però quando ti accorgi che ti seguono anche quelle della tua età, o più grandi, è bello. È una roba figa.
Io:
E in tutto questo, secondo te, quanto è importante la community, creare un tuo universo di meme, la tua lore…?
KA:
Secondo me è molto importante. All'inizio ovviamente sei tu che sfrutti gli altri meme che esistono già, ma alla fine vengono da soli.
Prendi Homyatol: lui ha creato una community secondo me fantastica, i “Modificati”. Sono magnifici, alla fine sono direttamente loro a creare i meme, tutto funziona.
Devi sempre prendere spunto e imparare da qualcuno, perché una roba così io la imparo da un Homyatol, che ha una comunità che va dai tredicenni ai sessantenni.
Io:
Al di là della questione del crearsi una personalità, però, tu spesso citi anche “l'algoritmo di Youtube”.
Quanto può essere influente? Cioè, c'è anche una componente di fortuna, quando pubblichi qualcosa? O di lasciarsi guidare dall'algoritmo — magari anche un po’ troppo? Non lo so, tu come la vedi?
KA:
Ti spiego: siamo nel 2022, non puoi fare un video il cui il titolo è tipo “Faccio la dab in giro sulle persone” — che magari tre o quattro anni fa sarebbe stato assurdo, e che in quel momento funzionava a livello di algoritmo.
Non è roba che devi vedere come “pubblico pubblico pubblico, tanto poi l'algoritmo un giorno mi spingerà”… No, se l'algoritmo non ti spinge non è perché non ti vuole bene, è perché quel contenuto non va e basta: perché dovrebbe farlo se poi non ha un ritorno?
Se spinge il tuo profilo a diecimila persone e lo guardano in sette, magari la prossima volta ci penserà due volte. Dipende da cosa vogliono le persone, per questo Internet è un po’ così: può iniziare tutto e finire tutto come è iniziato.
Io:
Ma non è limitante questa cosa? Cioè in qualche modo devi sempre un po’ aver presente cosa conviene fare piuttosto che fare quello che vuoi...
KA:
È limitante fino a un certo punto. Cioè, se io voglio portare solo video sulla dab o sui fidget spinner, è ovvio che trovo difficoltà. Però se io produco altre cose, e nel mentre faccio anche qualcosa sul fidget spinner, o in cui infilarlo, non è più limitante come prima.
Io:
Ma tu cosa vuoi fare da grande? Ho visto che stai studiando medicina…
KA:
Sì, studio medicina. Il mio obiettivo, spero, è quasi sempre lo stesso: riuscire a comprare una casa per i miei genitori, e creare qualcosa che aiuti le persone bisognose, magari.
Io:
E i tuoi amici, i tuoi coetanei? Cosa vogliono fare da grandi, mediamente?
KA:
È una cosa un po’ strana, perché secondo me in questo periodo la maggior parte dei miei coetanei sono influenzati negativamente da alcuni creator.
Nel senso, magari hanno visto certe persone che hanno ottenuto un po’ di viralità e quindi cercano di copiarle, poi però non sanno che vanno dai vecchi e — che ne so — magari gli sputano addosso per il content.
Copiano quello che vedono. Ai vecchi tempi c’erano i Mates, c’era Favij, non era gente che veniva dal nulla e picchiava qualcuno, gli spunti erano diversi.
Io spero davvero di riuscire a lasciare un piccolo impatto in tutte le persone che mi seguono. Vorrei portare nelle discoteche la moda del succo di frutta, per esempio. Te lo immagini? Un bel succo di frutta in una bella bottiglietta di vetro strafiga, stai lì tranquillo e ti diverti.
Io:
Ok quindi non vuoi fare la trap?
KA:
No.
Ecco fatto, questa era un’intervista. Se ti ha fatto piacere e vorresti leggerne ancora su zio, clicca forte su questo link che ti porta sul mio profilo Instagram e vieni a dirmelo. Altrimenti mi trovi anche su LinkedIn e Twitter. Puoi anche rispondere a questa mail.
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tutto bello tranne la parte in cui ammette di stimare i "de sciou" secondo me modificata in parte dall'autore per non andare contro di loro e entrare nelle loro grazie.
BELLISSIMO