Che giovane saresti stato nel 2021?
Ecco una scusa per fare un riassuntone di fine anno prima di rivederci nel 2022.
Ciao,
Io sono Vincenzo e questa è zio, la newsletter che da due anni (e un mese) si fa carico di prendere un pezzetto di cose rilevanti nelle vite digitali e culturali della Gen Z per farci un viaggio insieme.
Tra l’altro è anche l’ultimo dell’anno quindi mi sembrava l’occasione giusta per farne tre cose, di questa ricorrenza: primo, celebrare il compleanno di zio (fatto adesso). Secondo, ringrazare te e tutti gli iscritti (anche per le donazioni: matti!). Tre: fare un nuovo riassuntone annuale come abbiamo fatto nel 2020, così ti do un po’ da leggere dal tuo confino fiduciario.
Sarà rapido e a lungo rilascio come uno schizzo di boost Moderna. Però viscoso, gratuitamente tematico e anche un po’ a caso. Eccolo qua.
Che giovane sarei se tornassi di nuovo giovane?
O meglio: che teenager sarei se avessi di nuovo 18 anni, ora che ne ho 35 nel 2022? Ascolterei trap o hyperpop tutto il giorno? Sarei un gamer? Andrei in piazza per il pianeta? TikTok? Me lo chiedo spesso. Forse farei le live su Twitch. Forse farei i beat drill su FL Studio. O magari c’è qualcos’altro che mi piacerebbe e che sicuramente sto ignorando.
Alla fine è la grande domanda alla quale rispondiamo ogni volta — o è un mio pensiero e mi andava solo di condividerlo. Più probabilmente sarei quello che sono stato, penso, solo con Internet. O no, a vent’anni con degli amici avevamo lanciato con mega fatica una specie di radio in streaming, e quanto sarebbe stato più facile oggi? Quante semplici app avrebbero reso immediato e banale il lavoro di pomeriggi interi? Forse una.
Magari sarei la stessa persona e le dirette le avrei fatte via telefono, non da un sottoscala. E però — appunto — avere Internet in tasca ti cambia tutto, ci avrebbe cambiato tutto. Ti fa pensare diversamente, accelera certe dinamiche, raggruppa cose e persone con più velocità.
Questo mi fa pensare che forse questo esercizio non possa funzionare davvero (scusami), perché è come se — quando ero diciottenne io — i continenti si trovassero ancora alla deriva, solo che non ce ne accorgevamo perché non potevamo dircelo: non avevamo l’Internet che abbiamo ora, banalmente, e non c’era questa presa di coscienza collettiva e generazionale.
Invece adesso lo sono ancora, in movimento, ma a ogni pezzo di terra emersa si comincia a dare un nome (nella cultura, nelle piazze, sulle piattaforme digitali): perché chi è giovane oggi ha in qualche modo consapevolezza di essere parte di una generazione, forse; perché oggi ogni pensiero è mediatizzabile (e l’unione di più pensieri crea una narrativa coerente e diffusa tra pari); e perché al “mercato” interessa sempre più mettere insieme gruppi di persone per interpretarle meglio a livello statistico, forzando questo tipo di divisioni per insiemi.
È impossibile trovare una risposta a questa domanda, ma continuo a domandarmi che tipo teenager sarei. Me lo chiedo molto, in questo periodo in cui mi viene da ricalcolare la mia adolescienza. Starei attento a come scrivo nelle chat? A quali emoji utilizzo? A come modulare i miei goffi tentativi di palesare mire romantiche nei confronti di qualcun altro? Come parlerei?
Guarderei un botto di TV come facevo all’epoca? Mi piacerebbe davvero la musica che scaricavo compravo — o proverei meno imbarazzo ad ascoltarne di napoletana, per esempio? Sarei un produttore di contenuti? O li consumerei dieci volte, sotto forma di video originale e poi come reaction?
Forse sarei meno scettico su cose come l’oroscopo, questo sì. O no? Sarei comunque affascinato da qualche forma di inspiegabile esoterismo? Farei il memer professionista? Leggerei i manga? Andrei a vedere le risse?
Che rapporto avrei col porno? Antonella del 2°F: mi piacerebbe ancora? Sarebbe stato più facile parlarle, o mi sarei comunque sciolto nell’amarezza delle cose mai dette — come nel 2003? Instagram mi avrebbe aiutato a finire più facilmente nei messaggi degli altri?
Slancio di fine anno: prova a fare anche tu questo esercizio, e se ti va rispondi a questa mail con tue risp e riflessioni — non lo dirò a nessuno, ma magari potrebbe nascerne qualcosa di corale.
Intanto, qui sotto trovi un elenco di vecchi episodi di zio di quest’anno. Te li ho già sparpagliati in giro nell’intro qui sopra (per giustificare lo svarione generazionale, chiaramente), ma magari ti può far comodo averli anche in forma di lista.
Buona lettura e buon 2022 (i link sono nei titoloni) ❄️
Rimpariamo a scrivere insieme
A un certo punto dell’anno qualche studio si è chiesto quali fossero le emoji più ok da usare: viene fuori che questa 😂 sarebbe da codice nero, ma più in generale che una parte rilevante di giovani userebbe parole, messaggi, emoji e punteggiatura in modo personale e del tutto inaspettato. La cosa ci ha fatto fare un paio di ragionamenti: il primo è “grazie mille, imprevedibili ricerche di settore”; il secondo: come si dovrebbe scrivere un mess per suonare quanto meno contemporanei nel 2021? È effettivamente un tema? Non so se abbiamo risolto.
Vuoi metterti con me? Sì/No/Voto/DCP
Quest’altro episodio è una specie di estensione tematica di quello di prima: ci eravamo fatti un giro nell’amore oggi citando alcune delle nuove frontiere del corteggiamento scherzosino — qualcuno direbbe “gli eredi del gioco della bottiglia”, non io. Abbiamo parlato del fenomeno “Voto/DCP” (farsi dare un voto su Insta), di double texting, e di tutta quella prepuberale e pericolosissima offerta di contenuti a tema “Come conquistare la tua crush”, “Come scrivere in chat a una ragazza”, “Come rimorchiare” ecc — ossia di tutte quelle cose che ai tempi avrei certamente eretto a “Nuova Encarta” facendomi malissimo.
Come l'astrologia si è presa tutto l'Internet
Com’è stato possibile che gli oroscopi diventassero una cosa di cui parlare e memare nel 2021? Perché i segni zodiacali sono ormai il centro di metà delle produzioni Instagram che ci capita di vedere? Che differenza c’è tra questo mondo e quello dei Paolo Fox ai quali siamo abituati da decenni? E perché in una contemporaneità che ci chiede di credere ciecamente alla scienza per tirare avanti, le stelle sono diventate app lucrativissime, consapevolezza, argomento di conversazione seria? Troppe domande in un solo paragrafo.
L'anello di congiunzione tra zoomer e boomer
Sono stati mesi terribili, gli ultimi. Ci hanno esposti senza sufficienti difese a frasi-fenomeno come “Ok boomer”, per esempio, ed è stata dura per tutti. Ma sai cosa ti dico? Che secondo me tra i TikTok di tuo cugino e gli status WhatsApp di tua zia non c’è poi così tanta differenza, quando si parla di buongiornissimi, di caffèè, di meme motivazionali e di catene “satiriche” da far girare in chat (non è proprio vero ma è una suggestione che mi andava di fare: leggi e fammi sap se ho esagerato).
Il deeptok e i “codici Grabovoi”
Mentre scrivo TikTok è diventato il sito Internet più visitato al mondo, superando Google. Ovvio quindi che ci sia spazio un po’ per tutto, per robe abbastanza ok come per un botto di profili strani in cui cose random diventano tendenze: è il caso del deeptok (ossia la “parte oscura” del social nella quale si finisce via algoritmo e si resta per un po’ invischiati), ma anche della stronzata dei “numeri magici di Grabovoi”, dei codici per “sbloccare” cose nella realtà come fossero i cheat di un videogioco 👍👍
Raga ho litigato con mia moglie
Sempre da TikTok vengono fuori un altro paio di cosette, come l’emersione popolare di alcuni fenomeni musicali ascrivibili al generone del neomelodico: qui abbiamo parlato dell’ascesa insospettabile di “Ho litigato con mia moglie”, dei balletti di Rita De Crescenzo, della fama istantanea di Ornella Zocco, e dei meme legati a “Si s’accorge e chist ammore”. Abbiamo quindi provato a chiederci perché, perché ora, e perché proprio su TikTok, ma forse ci serve ancora un po’ di tempo per risp.
Vaccino per il content
Ah ecco questo post me lo ricordo: è un ricco svarione sul mondo della content creation, sulle foto che tutti quanti ci facevamo dopo il primo vaccino (teneroni), sulle dirette di Twitch “IRL” e suoi burn-out psicologici dei giovani creator. Forse troppa roba in un solo episodio ora che ci penso, però è uno dei miei preferiti: leggi e valuta tu, mi farai sapere, cito pure “Friends” e non l’ho mai visto, spero apprezzerai dai.
Siamo già finiti nel metaverso lo sapeevoo
Altro svarionello nel mondo content, che però va in una direzione più precisa: prima capiamo questa teoria secondo cui Internet sarebbe morto (sì), e poi impariamo a conoscere SpJockey, uno youtuber abbastanza noto che nessuno però ha davvero mai visto, e che si presenta in video solo sotto forma di animazione grafica. Bene.
C'ho rabbia
A un certo punto delle nostre vite in rete, senza che ce ne accorgessimo, tutte le piattaforme che consultiamo abitualmente si sono riempite di reaction a cose (esempio: le reaction al “Collegio”), di rage compilation, e di opportunità per stimolare creatori digitali a reagire spontaneamente e spropositatamente a degli impulsi — così da venire memati per questo e diventare virali. Ma com’è successo? Quando? E soprattutto: cosa ho appena scritto?
Vabe' dai parliamo di Twitch
Per le feste ho trascorso ore e ore a tavola con bambini che aggiungevano l’aggettivo “tossico” a qualsiasi cosa, che guardavano dirette di “Rocket League” durante il pranzo di Natale, e che parlavano uguale uguale agli streamer — sempre mega propensi a esagerare reazioni, e a urlare godo, incredibile, mi dissocio, ma cosa ha fatto! Insomma: Twitch esiste da un po’ e ne abbiamo parlato ormai dieci mesi fa, ma forse è arrivato il momento di fare un ripassone prima, e di approfondire una storia peculiarissima poi ➡️
Eccoci siamo in diretta (per sempre)
➡️ La storia è questa: quella di GSkianto, streamer di Twitch noto per le sue maratone live lunghe settimane, e per la sua postazione da streaming piena di aggeggi di para-domotica pensati per provocare il suo purissimo fastidio — e le donazioni dei suoi spettatori. A un certo, qualche settimana fa, si è rotto il cazzo in live esplodendo in un amarissimo pianto, e ha staccato la maratona in anticipo di giorni. Quindi ci chiedevamo: ma come ha fatto un semplice passatempo a diventare — per alcuni — un potenziale incubo psicologico e distopico? Così.
Ed eccoci. Grazie per essere arrivato fin qui: sia nel senso della fine della mail, sia nel senso dell’avermi supportato lungo tutto il 2021. Te ne sono grato!
Quanto a oggi, spero abbia trovato qualcosa di interessante da rileggere: se così fosse, puoi dirmelo regalandomi due euro qui sotto 🥳🤌 — ma anche no, è una roba volontaria, puoi anche non dirmelo.
Oppure puoi dirmelo gratis: su Instagram, su Twitter, su LinkedIn, o rispondendo a questa mail (attraverso la quale, ti ricordo, puoi anche venire a confidarmi che tipo di teenager saresti stato oggi come dicevamo all’inizio. Sono curioso).
Comunque, grazie ancora. Nei prossimi mesi zio sarà ancora qui, e ci saranno piccole e grandi novità man mano che andiamo avanti insieme: ti avviserò per tempo, intanto ti saluto, ciao, qui trovi utti gli altri episodi, buon anno, riposa 👋